Imprenditore ucciso a Casale Cremasco: "Mi sono tolto un peso"

La versione del 78enne Domenico Gottardelli al gip: "Eravamo amici. Frequentava la mia cameriera e mi ha rubato 400mila euro"

La Due Cavalli del 78enne davanti all’azienda in cui è stato compiuto il delitto

La Due Cavalli del 78enne davanti all’azienda in cui è stato compiuto il delitto

Casale Cremasco (Cremona) - Ha parlato al giudice delle indagini preliminari Elisa Mombelli che lo ha interrogato con un collegamento telematico dal suo studio. Domenico Gottardelli, 78 anni, di Covo (Bg), assistito dall’avvocato Santo Maugeri, ha cercato di chiarire i motivi che lo hanno portato a sparare e uccidere Fausto Gottardi, 61 anni di Romano di Lombardia, titolare della Classe A Energy. Gottardelli ha fornito al giudice la sua versione. Secondo il 78enne alla base del suo gesto ci sarebbe una questione di denaro, tanto denaro, addirittura 400mila euro, spariti dalla sua abitazione anni fa. Sì, perché Gottardelli, ex idraulico, non si fidava delle banche e teneva in garage, ammucchiati in una scatola ben 400mila euro. La sua ricostruzione parte da una conoscenza con Gozzini che poi diventa suo amico. Quest’ultimo allaccia una relazione con la sua donna di servizio. Gottardelli vive da solo in un cascinale e ha bisogno di una la cameriera alla quale affida le chiavi di casa (con 400mila euro in una scatola, secondo il suo racconto quindi). Gottardelli poi affida anche a Gozzini le chiavi di casa sua di modo che possa frequentare la cameriera quando meglio credono e in sua assenza. Sempre con 400mila euro in garage. Che un brutto giorno spariscono. Quando Gottardelli copre il misfatto ritiene responsabile del furto Gozzini. E non la donna di servizio. Ma, sempre secondo la sua versione, non fa nulla. Non denuncia e neppure va a chiedere spiegazioni all’amico.

Il 78enne resta muto per tutti questi anni, racconta al giudice di non aver mai chiesto spiegazioni all’amico della sparizione dei soldi. Anzi, continua a frequentarlo come se nulla fosse. Perde il sonno e probabilmente anche un po’ la ragione, tanto che mercoledì prende la decisione finale. Ha un fucile da caccia affidatogli da un’amica molti anni fa. Non ha alcun permesso di detenerlo e non lo ha mai usato. Ma mercoledì si ricorda dell’arma, la prende, la carica, la infila in una custodia e telefona a Gozzini, preannunciandogli una sua visita in azienda, dove Gozzini è presente con moglie e un figlio. Quando Gottardelli arriva, va direttamente in ufficio, estrae il fucile, gli parte un primo colpo che va nel pavimento. Non dà tempo a Gozzini di riaversi dallo stupore e a bruciapelo spara un secondo colpo, allo stomaco, mortale. Poi si siede e attende i carabinieri. Fine della confessione. Tutto vero? I dubbi sono più di uno, ma toccherà al magistrato controllare la versione che vuole una persona derubata da un amico di 400mila euro, senza fare denuncia e senza andare dal presunto ladro a chiedergli spiegazioni, ma facendosi vivo con un fucile per farsi giustizia sommaria una decina di anni più tardi. Il gip ha confermato la custodia cautelare in carcere.