Cremona, 2 novembre 2018 - Una cassaforte con ottomila euro sparita dallo spaccio agenti all’interno della Casa circondariale di Ca’ del Ferro di Cremona. Il furto è avvenuto qualche giorno fa e l’episodio è già sul tavolo della Procura. Il bar degli agenti è all’interno del carcere. L’accesso è consentito solo al personale di polizia penitenziaria e ai civili autorizzati. Gli uomini della sezione giudiziaria della polizia penitenziaria stanno esaminando ogni dettaglio anche attraverso la visione dei filmati del sistema di videosorveglianza. La cassaforte era ancora a una parete con dei sostegni che sono stati divelti. «Chiediamo che le indagini – afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) – vengano chiuse al più presto, chi ha commesso il fatto deve essere assicurato alla giustizia. Nel nostro corpo di polizia, di mele marce non ne vogliamo».
Allo stato attuale è presto per dire chi possa essere l’autore del furto o su chi concentrare i sospetti. Resta, comunque, un episodio con molti lati oscuri. Avvenuto in un carcere afflitto da numerosi problemi. «Al sovraffollamento – denuncia Capece – si aggiungono molti detenuti stranieri che non rispettano le regole e spesso sono violenti, la carenza di organico e la demotivazione del personale che si sente abbandonato a se stesso».
«Un detenuto che lavora in carcere, fa il cuoco sei ore al giorno in cucina, prende 1.500 euro – fa i conti il sindacalista –. Un agente arriva a 1.300 euro: solo con straordinari, domeniche e festivi riesce a guadagnare 1.500 euro. Senza considerare il fatto che qui in carcere il clima è teso. L’agente di polizia penitenziaria vive a stretto contatto con i detenuti, non come poliziotti e carabinieri: arrestano qualcuno e lo scaricano da noi». La casa circondariale presenta anche dei problemi strutturali, soprattutto nell’ala nuova: «quando piove ci sono pesanti infiltrazioni». E pensare che è stata inaugurata meno di dieci anni fa.