Cremona, blitz anti-ogm: è ecoterrorismo

Attacchi ai laboratori dei centri di ricerca sulle sementi. "In zona una cellula anarchica". Indagano gli esperti Digos e Ros

La sede della Pioneer incendiata

La sede della Pioneer incendiata

Cremona, 17 marzo 2018 - La pista che viene seguita è quella di un attacco anti Ogm di matrice anarchico-ecologista. Il caso è approdato alla Procura antiterrorismo di Brescia, dove un vertice ha riunito, con il procuratore aggiunto Carlo Nocerino (che ha compiti di coordinamento antiterrorismo), gli investigatori del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, e quelli della Digos di Cremona e Brescia. Il sospetto è quello dell’esistenza di una cellula cremonese, tanto che la Digos della città ha ricevuto l’incarico di preparare un dossier.

Due assalti incendiari nel territorio di Cremona, a distanza di meno di un anno, che potrebbero essere stati operati dalla stessa mano, tanto che la procura li vorrebbe riunire in un solo fascicolo. Un incendio, divampato poco dopo le quattro del mattino dello scorso 9 marzo alla DuPont Pioneer di Pessina Cremonese, in via Madre Teresa di Calcutta, ha incenerito il laboratorio di ricerca che studia gli ibridi di mais, girasole, soia e altri cereali. Le telecamere interne hanno fissato le immagini di due persone incappucciate che lanciavano bottiglie molotov.

Nessuna “firma”, a differenza di quella, abbastanza esplicita, lasciata dopo l’incendio che, la notte del 17 aprile dello scorso anno, aveva devastato lo stabilimento dell’altra multinazionale specializzata in biotecnologia agrochimica e agricola, la Monsanto a Olmeneta, centro con meno di mille abitanti nelle campagne della Bassa, dodici dipendenti a tempo pieno, l’altra multinazionale.

All'esterno dello stabilimento, ricavato in via Stazione in una ex teleria, era stata tracciata con una bomboletta spray una scritta che portava all’estremismo ecologico, a quella fascia di anarchici insurrezionalista in guerra dichiarata contro biotecnologie e nanotecnologie. La scritta, “Bayer-Monsanto matrimonio criminale. No Ogm”, era un riferimento esplicito alla acquisizione, avvenuta nel 2016, dell’azienda americana da parte del colosso tedesco della farmaceutica. Quando, dopo molte ore, i vigili del fuoco erano riusciti ad avere ragione delle fiamme, avevano trovato quattro bottiglie di plastica, complete di innesco, due delle quali avevano preso fuoco. In particolare, il rogo aveva danneggiato la cella frigorifera dove erano stoccati i semi sperimentali. Subito dopo, il direttore del centro ricerche, Jean-Luc Pellet, aveva informato che molti semi erano già stati piantati nei campi destinati alla produzione sperimentale, mentre quelli appena importati dal Sud America erano custoditi in un ambiente a prova d’incendio, la cosiddetta “camera del freddo”.

Nonostante questo, i danni erano stati ingenti, nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Pellet aveva tenuto anche a precisare che all’interno della Monsanto non vengono svolte ricerche sugli Ogm ma sulla varietà dei mais tradizionali, per il loro miglioramento. Nell’aprile del 2011 i magazzini di Lodi, dove si trovavano stoccati semi di soia e mais, erano stati distrutti da un incendio. Sui muri la scritta: “Monsanto assassina. No Ogm”. Gli attacchi degli ecoterroristi in provincia di Cremona non sono una novità. Nell’aprile 2004 era stata colpita la Syngenta Seeds spa di Casalmorano, già presa di mira l’anno prima; l’azione era stata rivendicata con una scritta contro gli Ogm. Nel maggio 2002 era toccato allo stabilimento di Madignano. Ogni volta gli effetti del fuoco si erano rivelati devastanti.