Condannato per abusi, papa Francesco riduce don Inzoli a stato laicale

Il vescovo: "Preghiamo per nostri fratelli che sono stati vittime dei comportamenti che hanno condotto il Papa a questa decisione. A loro, e alle loro famiglie, va ancora una volta tutta la solidarietà mia e della nostra Chiesa"

Papa Francesco

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Cremona, 28 giugno 2017 - Papa Francesco ha deciso la definitiva riduzione allo stato laicale di don Mauro Inzoli, sacerdote di Comunione e Liberazione, ex responsabile della Compagnia delle Opere di Cremona e Crema e del Banco Alimentare, condannato per abusi sui minori. Il vescovo, Daniele Gianotti, ha spiegato sul sito della diocesi che "nei giorni scorsi, la Congregazione per la Dottrina della Fede mi ha comunicato la decisione, presa da Papa Francesco il 20 maggio scorso con sentenza definitiva, di dimettere don Mauro Inzoli dallo stato clericale". Don Inzoli era già stato ridotto allo stato laicale da papa Ratzinger, ma aveva presentato ricorso

"Non possiamo pensare che il Papa sia giunto a una decisione così grave senza aver vagliato attentamente davanti a Dio tutti gli elementi in gioco - scrive il vescovo Daniele Gianotti in una lettera ai fedeli pubblicata sul sito della diocesi - per arrivare a una scelta che fosse per il bene della Chiesa e al tempo stesso per il bene di don Mauro: perché nessuna pena, nella Chiesa, può essere inflitta se non in vista della salvezza delle anime, che può passare anche attraverso una pena così grave, la più grave che possa essere inflitta a un sacerdote. Accogliamo dunque con piena docilità al Papa questa decisione, custodendola prima di tutto nel santuario della preghiera".

 A giugno del 2016 don Inzoli, esponente di spicco di Comunione e liberazione cremonese e tra i fondatori del Banco alimentare, era stato condannato dal tribunale di Cremona a 4 anni e nove mesi e al divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori. Il sacerdote era già sospeso dalla congregazione per la Dottrina della fede.  "Chiedo a me e a tutti voi - scrive il vescovo di Crema - di accompagnare questo momento in vero spirito di fede, portando nella nostra preghiera anzitutto i nostri fratelli che sono stati vittime dei comportamenti che hanno condotto il Papa a questa decisione. A loro, e alle loro famiglie, va ancora una volta tutta la solidarietà mia e della nostra Chiesa, che non può non provare un profondo dolore per il male compiuto da uno dei suoi preti. Prego perché il male subìto non allontani questi nostri fratelli dall`amicizia con Dio e dalla comunione con la Chiesa, e perché possano sperimentare la grazia fedele di Dio, capace di trasfigurare in bene anche le sofferenze più gravi".