Crema, il prof morto "forse non era solo": tracce biologiche sotto la lente

La tragica fine di Mauro Pamiro. Cinque ore di test irripetibili su abiti e oggetti del cantiere

Mauro Pamiro con la moglie Debora

Mauro Pamiro con la moglie Debora

Crema (Cremona), 30 settembre 2020 - Mauro Pamiro era solo in quel cantiere e il suo è stato l’atto di chi ha voluto togliersi la vita? Oppure altre presenze erano accanto a lui? In questo secondo caso la morte del professore e musicista di Crema si proietterebbe in uno scenario diverso, più drammatico e inquietante.

L’analisi di una serie di reperti disposta dalla procura di Cremona proverà a dare una risposta. I lavori sono iniziati ieri, in questura a Milano, presso il gabinetto regionale di polizia scientifica, con il responsabile Roberto Giuffrida, consulente della procura, e i consulenti delle parti. L’attività si è protratta per cinque ore. Il materiale a disposizione è stato esaminato, classificato, fotografato. Saranno studiati i reperti (soprattutto tracce ematiche su qualche sasso e tracce biologiche su alcune bottiglie) trovati nel cantiere di via don Primo Mazzolari, accanto al corpo di Pamiro. Gli indumenti (maglietta, bermuda, boxer) che l’insegnante indossava la notte di sabato 27 giugno, quando uscì di casa dicendo alla moglie che si sarebbe assentato per una passeggiata e che aveva ancora addosso quando venne rinvenuto il suo cadavere la mattina del 29. I margini ungueali del morto e altri campioni biologici prelevati nel corso dell’autopsia. All’esame anche un sandalo. Il cadavere di Pamiro era scalzo.

La storia dei sandali è collegata a quella di una bicicletta bianca rimasta davanti al cimitero di Crema, a 150 metri dalla casa del professore, al rione Sabbioni. Nel cestino c’era un sandalo del morto. Quando era stata interrogata per tre ore dal pm Davide Rocco, la moglie di Mauro, Debora Stella, aveva spiegato che la bicicletta era appartenuta alla nonna del marito e che la madre l’aveva regalata alla coppia. Era soprattutto Debora a usarla. Lo aveva fatto anche domenica 28 giugno per una visita alla tomba della madre. L’aveva chiusa con una catena gialla. Al momento di riprenderla, si era accorta di avere smarrito la chiave e l’aveva abbandonata. Calzava un paio di sandali di Mauro. Uno è stato trovato nel cestino della bici. Oltre a questi, ci sarebbero numerosi altri reperti di cui la procura cremonese non ha ancora disposto l’esame. "Vedremo – dice il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, consulente per Marisa Belloni, madre della vittima – se ci sono tracce estranee, tracce di terzi che possano paventare un quadro diverso da quello che è sembrato fino ad ora, cioè un probabile suicidio, su cui noi come rappresentanti della famiglia, abbiamo qualche dubbio".

Franco Pamiro, il padre, assistito dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, ha nominato il genetista forense Marzio Capra. A questa prima fase ha partecipato anche l’avvocato Mario Palmieri, difensore della moglie di Pamiro, iscritta nel registro degli indagati per omicidio, un atto dovuto all’inizio dell’inchiesta. Il legale ha scelto per la consulenza Andrea Piccinini, responsabile del Laboratorio di genetica forense dell’università di Milano. Da notare come sia Giuffrida, sia Piccinini, sia Capra hanno lavorato al caso di Yara Gambirasio, i primi due per la procura di Bergamo, il terzo come consulente della difesa di Massimo Bossetti, oggi all’ergastolo per l’omicidio della ragazzina di Brembate di Sopra.