Omicidio di Sabrina Beccalli, sui resti piombo e antimonio

Nuovo giallo nel delitto della 39enne trovata bruciata nell’auto a Ferragosto: un colpo di arma da fuoco?

Sabrina Beccalli

Sabrina Beccalli

Crema (Cremona) - Entra anche il "giallo" dell’antimonio nella fine di Sabrina Beccalli, la donna di 39 anni morta all’alba del giorno di Ferragosto dello scorso anno in una casa di via Porto Franco, a Crema. Il lavoro dell’anatomo patologo Cristina Cattaneo su minuscoli frammenti ossei ha permesso di ricostruire il 32 per cento del corpo e di evidenziare due microfratture sul lato destro del volto, una sulla mandibola e l’altra nell’area della mascella. Sulla frattura mandibolare è stata rilevata la presenza di particelle di antimonio e piombo. Ipotesi di un colpo di arma da fuoco? È da valutare con grande prudenza e assoluta cautela, se si considerano l’alto rischio di contaminazione, la degradazione dei reperti ossei, la completa mancanza di riscontri investigativi che la possano sostenere.

Alessandro Pasini, l’uomo in carcere accusato dell’omicidio della Beccalli e della distruzione del cadavere, ha sempre negato di essere il responsabile della morte dell’amica. L’attribuisce invece a una overdose che avrebbe stroncato Sabrina in bagno. Pasini ha invece sostenuto di essere stato preso dal panico, di avere deposto il corpo senza vita sulla Panda di Sabrina e di avere appiccato il fuoco, una volta raggiunta la località Vergonzana, appena fuori Crema. Il cadavere è bruciato nell’abitacolo dell’utilitaria in posizione supina. Proprio le fiamme potrebbero avere causato la reazione chimica che ha prodotto il deposito delle sostanze chimiche. Il testimone che diede l’allarme per l’auto in fiamme riferì di avere avvertito due esplosioni, poi attribuite allo scoppio di due pneumatici. Subito dopo vide l’incendio. Di qui la necessità di ulteriori esami che sono stati affidati al Ris di Parma. La mancanza di gran parte del corpo e dello scheletro fa sì che circostanze, dinamiche e cause della morte di Sabrina rimangano avvolte in un nebulosa di mistero. È un dato certo che la donna abbia subito le due fratture e che queste non sono state provocate dall’incendio dell’auto. La loro presenza, unita a quella di microfocolai emorragici, fa pensare a un trauma al capo patito poco prima della morte.