Crema, il giallo del prof: nel corpo niente allucinogeni

I rilievi: in Mauro Pamiro nessuna droga pesante, caduto da un’altezza maggiore dell’edificio sotto il quale è stato trovato

Mauro Pamiro e la moglie Debora Stella, ancora indagata con l’ipotesi di omicidio

Mauro Pamiro e la moglie Debora Stella, ancora indagata con l’ipotesi di omicidio

Crema (Cremona), 26 settembre 2020 - Nel giallo cremasco della morte di Mauro Pamiro, insegnante e musicista, scendono in campo i consulenti della parte offesa. Franco Pamiro, padre del docente, assistito dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, ha nominato il genetista forense Marzio Capra, già consulente di parte civile per la famiglia di Chiara Poggi nel processo per l’omicidio di Garlasco; Capra è anche il consulente della difesa di Massimo Bossetti, condannato definitivamente all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Marisa Belloni, madre di Pamiro. ha designato il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma.

Martedì legali e consulenti saranno a Milano, alla polizia scientifica, per iniziare l’esame di alcuni reperti con la formula dell’accertamento irripetibile. Si dovrebbero conoscere a breve i risultati delle tre consulenze disposte dalla procura di Cremona: quella relativa all’autopsia, l’esame tossicologico, l’analisi dei cellulari e dei computer di Pamiro e della moglie Debora Stella, iscritta nel registro degli indagati per omicidio, un atto dovuto all’inizio dell’inchiesta. Le indiscrezioni sono significative. È escluso che Pamiro fosse sotto l’effetto di allucinogeni o droghe pesanti, mentre è stata rivelata una presenza solo blanda di stupefacenti, forse un spinello o qualcosa del genere. Quanto alle cause della morte è stata provocata dalla caduta da un’altezza considerevole, nove o dieci metri, ha ipotizzato l’autopsia, molto superiore a quella (non più di cinque metri) della villetta in costruzione in via don Primo Mazzolari a cui piedi, la mattina del 29 giugno, è stato trovato il corpo senza vita del professore.

Supera invece i dieci metri il caseggiato che sta sorgendo accanto. Dell’edificio da dove sarebbe precipitato Pamiro esisteva soltanto l’ossatura, mancavano le scale interne. Per issarsi fino alla sommità, l’insegnante avrebbe dovuto inerpicarsi lungo una scala di ferro che collega i ponteggi. Una impresa acrobatica che non sarebbe stata agevole per un uomo di 44 anni, affetto dalla distrofia muscolare di Becker, una malattia degenerativa progressiva e invalidante. Il corpo è stato rinvenuto dagli operai del cantiere piuttosto a ridosso del lato destro della costruzione, come se al volo non fosse stato impresso alcuno slancio.

Poco sangue sul cadavere e accanto a esso. Spiegabile se, come pare certo, il decesso è stato provocato da lesioni interne. Sangue compatibile con una caduta a precipizio che ha causato le evidenti contusioni sul volto e su un braccio e una specie di buco sulla fronte che all’inizio aveva fatto pensare a un colpo di arma da fuoco. Il cadavere era privo di scarpe. Mauro Pamiro sparisce la sera di sabato 27 giugno dopo avere avvertito la moglie che sarebbe uscito “per una passeggiata”. Si allontana dalla sua abitazione, al rione Sabbioni, e percorre non più di cento metri lungo una stradina per raggiungere il cantiere, protetto solo dalla consueta recinzione in plastica arancione. Esce scalzo anche per coprire un tragitto tanto breve? E con le scarpe, dov’è la medaglietta che non si staccava mai dal suo collo?