Crema, la crisi dei ristoratori: "Noi, alla canna del gas"

Sergio Brambini di Moscazzano guida la protesta “Io apro“. Ma il prefetto avverte: cambiamo registro

Sergio Brambini con lo chef Alessandro Borghese

Sergio Brambini con lo chef Alessandro Borghese

Crema, 15 gennaio 2021 -  «Abbiamo una decina di prenotazioni per pranzo, sappiamo di molti altri ristoranti che vorrebbero riaprire, ma pensiamo che l’iniziativa abbia avuto già grande risonanza. Vogliamo dire che siamo alla canna del gas e vogliamo lavorare". Lo dice Sergio Brambini che ha lanciato “Io apro“, seguito da parecchi ristoranti cremaschi e cremonesi, ma che non si nasconde i problemi che potrebbero insorgere.

«Penso che a chi si presenterà daremo un panino, un segno tangibile. Ma non vogliamo farli rischiare". D’altro canto, la protesta e l’iniziativa di aprire ai clienti per pranzo di Brambini, titolare con la sua famiglia dell’Hostaria S. Carlo alle Colombare di Moscazzano dal 1961 ha avuto vastissima eco. Tanto che il prefetto Danilo Gagliardi ha convocato una riunione con il questore, le forze di polizia e i sindaci per ribadire alcuni concetti e far sapere quel che si farà. Al di là della scontata solidarietà verso chi versa in gravi difficoltà a causa dell’impossibilità di lavorare, non ci sarà alcuna indulgenza verso chi viola il dispositivo. Ai ristoranti è permesso l’asporto, ma nulla di più. Ed è specificato che se fin qui spesso ci si è limitati a informare senza multare e dove lo si è fatto è stato sempre messo in campo il buon senso, "adesso bisogna cambiare registro e contravvenzionare chi non ha la mascherina e chi non la utilizza e chi trasgredisce la legge. Per il bene della comunità, serve maggior attenzione e, dove è necessario, un pizzico di severità".

Oggi ci saranno maggiori forze in campo per controllare gli esercizi pubblici, informa il questore Carla Melloni e anche il prefetto si raccomanda di rafforzare al massimo i controlli. L’iniziativa di Brambini e dei ristoratori quindi, preoccupa, perché se davvero fossero una cinquantina i ristoratori pronti ad alzare la saracinesca e a servire pasti o per lo meno a protestare vivacemente, si tratterebbe di un’iniziativa corale sulla quale sarebbe necessario riflettere.