Crema, la paura del virus contagia anche le esequie

I morti vengono subito sigillati nella bara e i parenti possono accedere alla camera ardente solo con la mascherina e in numero limitato

Anche negli uffici comunali da ieri la mascherina e i guanti sono diventati una prassi

Anche negli uffici comunali da ieri la mascherina e i guanti sono diventati una prassi

Crema, 27 febbraio 2020 -  La parola d’ordine sarebbe “niente panico“, ma c’è paura, pur cominciando a intravedere voglia di normalità. Il territorio, al tempo del coronavirus, è stranito. Poca gente, poco traffico, parcheggi a volontà. Ma anche negozi vuoti, attività che hanno scelto di chiudere per ferie, affari scarsi e cassetti con incassi molto al di sotto della media. E a tutto questo si aggiunge confusione, in alcuni casi rabbia. C’è chi è convinto che sia necessario spegnere i riflettori e pensare ad altro e chi, invece, vuole tenere la guardia alta, chiedendo di informare. Perché il coronavirus continua a conquistare spazio, anche se non è una malattia letale e non siamo di fronte a una pandemia. 

In città le lamentele non sono poche e arrivano da più parti. Per esempio, le esequie dei defunti. Ci sono parecchie difficoltà per tutti. I parenti non possono avvicinarsi alla salma del caro estinto se per quest’ultimo c’è un sospetto di coronavirus. In almeno due casi sono stati eseguiti accertamenti post mortem per ottenere i risultati. Nel primo caso, l’esito è stato negativo, nel secondo gli esiti si attendono oggi. Ma questo comporta una serie di pesanti norme da osservare. Il morto viene subito sigillato nella bara, mentre i parenti possono accedere alla sala funeraria in numero limitato e con la mascherina e men che meno possono portarlo a casa. Stessa cosa per i dipendenti dell’agenzia incaricata dei funerali, che deve operare con la massima accortezza: non solo maschera ma in questi casi dubbi anche tute. Al funerale poi in chiesa vengono ammessi i parenti più stretti. Tutti gli altri stanno sul sagrato ad attendere.

Difficile il lavoro dei medici. Qualcuno ha chiuso perché ha avuto contatti con contagiati e attende a sua volta di sapere se è malato o sano. Impossibile accedere agli ambulatori: ci si prenota e si va dal medico uno alla volta. Le ricette vengono passate dalla finestra e se c’è qualcuno si presenta con tosse e raffreddore, viene consigliato di restare a casa e se arriva la febbre, di chiamare il 112: il medico di base non verrà di certo. Ristoranti e bar vivono momenti di confusione. I ristoranti gestiti da stranieri hanno in generale preferito chiudere, mentre i bar hanno recepito la norma di ieri: tutto normale fino alle 18 , poi potranno servire i clienti solo seduti ai tavoli. Intanto, nei due giorni di chiusura alle 18, in città sono state elevate due multe.