Chiese soldi già ricevuti in nero. Il pm in corte d’appello: confermare la condanna

Crema, in primo grado 5 anni e 3 mesi a imprenditore per estorsione ai clienti

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di Piergiorgio Ruggeri

Attesa per la sentenza della Corte d’appello di Brescia che deve decidere se confermare o rivedere la condanna comminata nel tribunale di Cremona in primo grado all’imprenditore Antonio Silvani, 58 anni di Chieve, giudicato colpevole di estorsione nei confronti di alcuni clienti, ai quali aveva chiesto di saldare alcune fatture per l’acquisto di serramenti.

Ma i clienti avevano già pagato la fornitura in nero.

Non avendo alcun giustificativo, alcuni erano stati costretti a pagare di nuovo, sotto la minaccia di un sequestro. Altri invece si erano rivolti alla magistratura, auto accusandosi di aver pagato in nero.

Nel tribunale di Cremona l’imprenditore era stato condannato, dopo un processo celebrato con il rito abbreviato, a cinque anni e tre mesi di prigione, mentre erano state assolte la moglie e la figlia.

Tutti i clienti che avevano subito le pressioni dell’imprenditore e che si erano presentati come parte civile avevano anche ottenuto un rimborso, come provvisionale, di 10mila euro, secondo la somma pagata o richiesta.

In Corte d’appello il pubblico ministero ha chiesto la conferma della condanna per l’imprenditore di Chieve, che aveva escogitato l’estorsione passati dieci anni dalla fornitura del materiale, contando sul fatto che dopo tale data le banche non conservassero più la documentazione.