Calcioscommesse, Paoloni in tribunale gioca la sua difesa

Portiere sotto accusa. L’avvocato: "Non ha mai cercato di “avvelenare“ le borracce dei compagni"

Marco Paoloni nel 2011 insieme ai suoi avvocati Curatti e Di Paolo

Marco Paoloni nel 2011 insieme ai suoi avvocati Curatti e Di Paolo

Milano, 17 maggio 2017 - Non si materializza alla prima udienza del processo a Cremona ma ne è comunque il protagonista. Marco Paoloni, un tempo portiere di grandi speranze, rovinato dalla ludopatia, oltre che da quella di combine nelle partite di calcio, deve difendersi da un’accusa infamante, che ha sempre respinto: adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, pena prevista da 3 a 10 anni.

Nell'intervallo di Cremonese-Paganese del 14 novembre 2010, Paoloni, all’epoca estremo difensore della squadra lombarda, avrebbe versato in 48 bottigliette di acqua minerale destinate ai compagni un farmaco ipnotico e sedativo, il Lormetezepam. Questo allo scopo, stigmatizza il capo d’imputazione, di «influire negativamente sulla prestazione agonistica dei calciatori della Cremonese» e favorire la vittoria degli avversari, che sarebbe stata «conforme, invece, alle aspettative sulle scommesse predisposte». L’episodio ha dato la stura alla maxi-inchiesta della procura di Cremona. Marco Paoloni oggi ha 33 anni. Gli è vietata ogni attività professionale nel mondo del calcio. Partecipa a programmi su reti private, si è raccontato in un libro.

«Nel calcioscommmesse - dice il difensore Luca Curatti - Paoloni è stato l’antesignano del concetto di ludopatia. Da lì è nata tutta una serie di telefonate, millanterie, situazioni legate alle scommesse morbose, alla perdita di soldi, al cercare di ottenere denaro raccontando favole di ogni genere». «Già nel processo sportivo - aggiunge il legale - abbiamo fatto emergere la verità e cioè che non vi è nessuna responsabilità di Paoloni nell’“avvelenamento“ dei compagni di squadra». Per gli altri imputati la manipolazione, attuata o tentata, di 53 incontri di serie A, B e Lega Pro è contestata a un gruppo di cui fanno parte Salvatore Spadaro, Cosimo Rinci, Simone Grillo, Salvatore Intilisano e, in veste di finanziatore, il cinese Wangyi Qiu, comproprietario di una lavanderia a Desio. Nell’elenco Varese-Livorno (1-3, 13 aprile 2013), Pavia-AlbinoLeffe (0-2, 21 aprile 2013), Palermo-Inter (1-0, 28 aprile 2013), Parma-Atalanta (2-0, 5 maggio 2013).

Ecco il tariffario. In un colloquio intercettato fra Intilisano e Rinci si parla del “tariffario” per la B. E’ il secondo a dire: «...compare ... e allora io sto tranquillo compare ... una partita di B, compare, costa duecento ... duecento ... trecentomila euro». Nel processo qualche figura “storica” dell’inchiesta come Almir Gegic, esponente degli “zingari”, e Antonio Bellavista. A quest’ultimo, ex del Bari, è contestata una serie di minacce rivolte a Paoloni con Massimo Erodiani e Francesco Giannone (la cui posizione è stata definita) per essere risarciti del denaro perduto con scommesse fondate sulle assicurazioni ricevute dal portiere. Si sarebbe cercato di intimidirlo con frasi come «Qua veramente la gente ti viene a sparare... ti faccio vedere io che fine fai ... vengo io a casa tua ... i soldi a me ... velocemente i 13.000 euro!».