Botte alla madre per avere soldi. Una 23enne va in struttura protetta

Cremona, la giovane pretendeva denaro per comprare droga. Non è bastato l’ordine d’allontanamento da casa

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Botte e minacce alla madre per avere il denaro per acquistare la droga. E’ iniziata nel parcheggio davanti alla Caserma Santa Lucia la vicenda che vede protagonista una 23enne. A fine novembre del 2021 i militari della Caserma erano usciti allarmati dalla urla di una donna che provenivano dall’auto in sosta: all’interno la 23enne, in stato di forte agitazione si stava accanendo contro la madre colpendola al viso e al corpo e chiedendo soldi. I carabinieri hanno fermato la ragazza che accusava la madre anche di aver parcheggiato proprio davanti alla caserma: la giovane è stata poi accompagnata in ospedale per gli accertamenti del caso, mentre la madre era entrata nella caserma e aveva denunciato una situazione familiare ormai insostenibile.

Aveva riferito che quello non era un caso isolato, ma era vittima da circa due anni di continue richieste estorsive di denaro, in somme variabili dai 20 ai 120 euro, che la figlia pretendeva per acquistare droga. In caso di rifiuto la figlia urlava, spaccava oggetti e imbrattava le pareti di casa, minacciandola anche con dei coltelli. La donna inoltre, quando la madre era alla guida, a volte afferrava il volante del veicolo mettendo a rischio gli altri utenti della strada. Nei mesi successivi la donna ha presentato ulteriori denunce: più volte la figlia l’aveva aggredita e malmenata per avere il denaro e in un’occasione l’aveva morsicata, strattonata e tirata per i capelli. La madre era anche ricorsa in più occasioni alle cure del pronto soccorso.

Per la figlia era stato disposto l’allontanamento dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi alla madre e di comunicare in qualsiasi modo con lei, il giudice aveva poi deciso l’applicazione della misura di sicurezza provvisoria della libertà vigilata in una struttura sanitaria per agevolare il trattamento terapeutico e farmacologico, imponendole anche una serie di prescrizioni. Ma anche tale percorso non ha fornito gli esiti sperati e, al contrario, ha evidenziato un peggioramento del quadro comportamentale e clinico, tenuto conto di una condotta incompatibile con il percorso che stava seguendo. Quindi, il giudice ha disposto il ricovero in una struttura Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) al fine di rendere effettivo il percorso riabilitativo della donna e di contenere la sia pericolosità sociale.