"Il bimbo conteso? In Estonia dalla mamma"

Lo ordina la sentenza emessa ieri dal Tribunale, ennesimo verdetto che penalizza il padre cremasco che lotta da quattro anni

Il piccolo di soli sei anni è in affido esclusivo alla madre

Il piccolo di soli sei anni è in affido esclusivo alla madre

Crema (Cremona), 16 gennaio 2021 - «Il bambino deve essere immediatamente rimpatriato". È la sentenza emessa dal Tribunale di Brescia, che vede un bambino di 6 anni conteso da madre e padre tra Estonia e Italia. La vicenda si dipana lungo l’arco di 4 anni, con sentenze dei Tribunali estoni e italiani, tutte sfavorevoli al padre che però continua a lottare per tenere il piccolo qui con lui, forte della volontà del figlio di crescere e studiare in Italia. La sentenza di ieri non tiene conto della volontà del piccolo, che ha detto più volte ai giudici e anche agli psicologi che la sua volontà è di restare col padre in Italia. La mamma, un’estone che da 4 anni è tornata a vivere nel suo Paese, ha ottenuto da tempo l’affidamento esclusivo del bambino. Tuttavia ha sempre permesso al piccolo di passare una settimana ogni mese a casa del papà in Italia. E proprio durante uno di questi soggiorni, a febbraio 2020, il bambino è rimasto bloccato in Italia a causa dello scoppio della pandemia. Poi però, al termine dell’allarme, a giugno, il padre non ha rimandato il bambino in Estonia e ha chiesto al giudice di mantenere il piccolo qui con lui.

Il bambino è stato a lungo ascoltato dagli psicologi che hanno raccolto i suoi racconti, in cui il piccolo dice di venire spesso picchiato dal patrigno, dalla mamma e anche dal fratellastro di 16 anni e di non aver mai saputo che la mamma stava aspettando un altro bambino (nato a ottobre), particolare non negato dalla donna, che ha riferito che avrebbe voluto dirlo a voce al figlio e non per telefono. Fatto è che gli psicologi e i giudici hanno ritenuto che la testimonianza del bambino non fosse spontanea ma indotta dal padre, e così hanno deciso che il bambino non è credibile. Quindi la sentenza che impone il rimpatrio immediato del bambino. Al momento gli avvocati dei genitori stanno trattando per un rientro il meno traumatico possibile. «Sono due le strade che percorreremo – riferisce il padre, professionista cremasco – La prima ci vedrà invocare la continuità scolastica. Il bambino studia in Italia e noi chiediamo almeno che possa finire l’anno. La seconda è quella del ricorso in Cassazione contro la sentenza. Ma per questo i tempi sono lunghi".