Signori e l'inchiesta calcioscommesse: "Non mi spiego questo accanimento"

Ennesimo rinvio di un procedimento con reati prescritti, Beppegol non ci sta: "Sono tranquillo e voglio essere assolto. Difendo la mia credibilità"

Beppe Signori

Beppe Signori

Cremona, 28 ottobre 2020 - «Sono qui per difendere la mia credibilità. Sono sereno. Di più. Con una punta di arrabbiatura. Sono passati dieci anni". Beppe Signori è l’unico dei superstiti cinque imputati del processo per il calcioscommesse (gli altri sono Almir Gegic, Antonio Bellavista, Marco Paoloni e Valerio Giosafatte) a presentarsi al palazzo di giustizia di Cremona. Il reato è prescritto, ma prima di dichiararlo ufficialmente il tribunale cremonese vuole approfondire i carteggi e i tempi effettivi della prescrizione. Così il processo è stato stato aggiornato al 15 dicembre.

L’ex bomber di Lazio e Bologna (188 reti in serie A), vicecampione del mondo con la nazionale 1994, è accompagnato dal suo legale di sempre, l’avvocato Patrizia Brandi (nella foto) . "Sono talmente tranquillo che per le partite che mi sono contestate ho rinunciato alla prescrizione". Signori ha rinunciato alla prescrizione per tre partite oggetto di altri procedimenti. Il legale, che ha depositato una memoria basata sul fascicolo del pm ("Agli atti c’è la prova incontrovertibile dell’innocenza del mio assistito"), ha richiamato l’articolo 129 del codice di procedura penale, che consente ai giudici di pronunciare una sentenza di assoluzione, nel caso che risulti evidente dagli atti. Se per i giudici così non fosse, Signori accetterà la prescrizione.

Signori, come sono stati questi dieci anni? "Difficili - risponde prima di entrare in aula -. In tutti i sensi. Oggi si può concludere un brutto capitolo che personalmente non è mai neanche iniziato".

Lei ha sempre respinto l’accusa di essere promotore di una organizzazione. "Di niente. Perché, alla fine, non c’è niente. Ho rinunciato alla prescrizione. Non sono un pazzo. Non sono un egocentrico che vuole fare vedere che ne sa di più o ne capisce più di altri, ma sono sereno e so di non avere commesso niente".

Signori, interviene il difensore, non ha avuto nessun rapporto con Eng Tan Seet, capo dell’organizzazione che avrebbe manipolato oltre 500 incontri. Il singaporiano che aveva contatti con l’ex calciatore, in vista di un suo possibile futuro da allenatore, non c’entrava nulla con la banda di Tan Seet.  Per Beppegol un momento di commozione. " C’era tutto un interesse mediatico, un nome, il mio e quello di Antonio Conte, che attiravano i giornali sull’inchiesta. È stato un trauma. Non so spiegarmi questo accanimento". 

E cosa fa, oggi? "Avevo un ristorante a Bologna. Chiuso con il lockdown. È rimasto chiuso. Mia moglie gestiva un affittacamere di lusso. Chiuso anche questo".