Autobus dirottato, la bidella: "I bimbi e il fuoco, un incubo senza fine"

Parla Tiziana Magarini, la donna che ha dato coraggio ai suoi ragazzi: "La condanna? Giustizia è fatta. Le fiamme e la benzina ancora mi spaventano"

Lo scheletro del bus incendiato sulla Paullese

Lo scheletro del bus incendiato sulla Paullese

Crema (Cremona), 17 luglio 2020 - Ha trascorso la lunga giornata della sentenza che ha condannato a 24 anni di carcere l’autista che un anno fa dirottò e diede fuoco a un bus pieno di ragazzini, lontana da tutto e tutti. Il cellulare staccato o muto. Tiziana Magarini è la collaboratrice scolastica che accompagnava la scolaresca della scuola media “Vailati” di Crema con due colleghi e due insegnanti. Uscì dalla terribile esperienza con la schiena escoriata e dolorante per avere strisciato sul corridoio del bus. Era rimasta per un’ora con un coltello alla gola e una pistola puntata. L’autista Ousseynou Sy le aveva chiesto di legare i ragazzi e zittirli, costretta a spargere benzina e a oscurare i vetri con una bomboletta di spray colorato. Una piccola donna coraggiosa che aveva saputo infondere coraggio ai piccoli prigionieri.

Signora Magarini, commento alla sentenza? "Sono molto soddisfatta che giustizia sia stata fatta. La pena è giusta. Non so come andrà a finire. Ci saranno il ricorso, l’appello e si ricomincerà tutto da capo. La condanna potrebbe anche essere ridotta e questo non sarebbe giusto. Passerà del tempo, speriamo non troppo e noi saremo sempre quelli di prima". Com’è stato questo anno? "È stato un anno pesante. Lo è ancora. C’è questo tarlo di non vedere la fine. Da un anno ho una psicologa che mi segue, siamo anche diventate un po’ amiche. Il giorno della sentenza è stato pesante, ma quello della vigilia lo è stato anche di più". Cosa le ha lasciato un’esperienza così tremenda? "Il rivivere certe emozioni quando vedo del fuoco o sento l’odore della benzina per esempio a un distributore. Quello che non è uscito lo scorso anno sta uscendo adesso". All’epoca lei è stata definita un’eroina. "Succede una cosa eclatante, passa e tu rimani con il tuo trauma. Ho la soddisfazione personale di avere mantenuto il mio autocontrollo e gestito la situazione. Poi ho realizzato e c’è stato il crollo". Ha rivisto i ragazzi? "Da febbraio non vedo più nessuno. Hanno finito le medie e auguro a tutti una buona vita. Ma so che non mi hanno dimenticata". A distanza di più di un anno quali sono i suoi sentimenti per Sy? "Faccio fatica a definirli. Non provo odio. Ho visto in lui tanta freddezza, quell’atteggiamento strafottente, quel non pentirsi. Logicamente un po’ di rancore c’è. Per il resto non provo proprio niente. Non so più cosa provare. Forse è la cosa migliore. Per attutire. Non per dimenticare. Dimenticare è impossibile".