Crema, arbitro ri-picchiato: "Mi ha aspettato sotto casa"

Aggressione-bis: prima in campo dopo aver segnalato un fallo, poi in strada

Carabinieri di Camisano

Carabinieri di Camisano

Crema, 28 giugno 2018 - «Mi ha aspettato sotto casa e mi ha aggredito, non contento di avermi picchiato in campo, durante la partita. Ho denunciato lui e anche suo padre, che mi ha minacciato». È la storia di Giulio (nome di fantasia), 26enne arbitro dilettantistico, che da qualche settimana vive nella paura.

Tutto inizia durante una partita di un torneo serale di calcetto: l’arbitro fischia un fallo, l’autore si avventa su di lui e lo prende a pugni. Espulsione, ma il giocatore continua a minacciare, tanto che l’arbitro sospende la gara e chiama i carabinieri. Il picchiatore viene denunciato e si scopre che qualche tempo prima era stato protagonista di un altro grave episodio, quando se l’era presa con un giocatore, avendo manforte dal padre e da un fratello che dagli spalti erano scesi in campo. Sospeso, aveva scontato la squalifica. Per poi ricaderci. Sospeso pure per questo episodio, in attesa del giudizio definitivo che sarà la prossima settimana, il calciatore non si è rassegnato. «Il 19 pomeriggio - racconta l’arbitro - sono rientrato alla mia abitazione e sul campanello c’era un biglietto con un messaggio che mi chiedeva di richiamare un certo numero, cosa che ho fatto. Il numero era quello del padre del calciatore, che mi minacciava pesantemente. Ho risposto per le rime e ho chiuso la telefonata».

Ma la cosa non è terminata lì, perché dopo tre quarti d’ora l’arbitro è uscito di casa ed è stato affiancato da un’auto su cui c’erano il calciatore e suo padre. Dopo una serie di insulti e minacce (ti spezzo le gambe, ti ammazziamo), dall’auto è sceso il calciatore che ha preso per il collo il ragazzo, minacciandolo di morte e ammonendolo affinché stesse zitto e non riferisse quello che era successo. Il giovane è andato al pronto soccorso e si è fatto certificare l’aggressione, ha riportato segni sul collo e quindi è passato dai carabinieri di Camisano per raccontare quel che era successo e inoltrare una nuova denuncia. «Non capisco quel che passa per la testa di queste persone che non hanno per nulla presente la gravità di quel che fanno. Il mio avvocato mi ha consigliato di non trovarmi mai da solo. E pensare che questa persona la conosco e mi è capitato più di una volta di frequentare lo stesso bar e bere un caffè insieme. Mi sembra tutto un brutto sogno».