Manager ucciso in Turchia, il padre: "Temo che stiano cancellando le prove"

Soncino, allarme lanciato da Eligio Fiori: la polizia ordina di eliminare le immagini del tassista che lo deruba

Eligio Fiori, padre del manager scomparso in Turchia

Eligio Fiori, padre del manager scomparso in Turchia

Soncino (Cremona), 3 maggio 2018 - «Temo che stiano cancellando gli indizi». È Eligio Fiori, padre di Alessandro, il manager di Soncino sparito in circostanze misteriose in Turchia il 12 marzo e trovato morto nel Bosforo due settimane dopo, che lancia l’allarme. Qui la famiglia Fiori ha lasciato un’avvocata per seguire l’inchiesta. La polizia di Istanbul ritiene quella dell’italiano una morte accidentale. Né dolo, né giallo. Solo una tragica routine. Ma gli elementi che emergono parlano di una probabile aggressione finita con un omicidio, cui si aggiunge la circostanza di un furto, quello dei soldi prelevati da qualcuno col bancomat di Alessandro. «Mi dicono – riprende Fiori – che la polizia stia per autorizzare la cancellazione delle immagini della banca nelle quali si vede il tassista che aveva trasportato Alessandro effettuare i prelievi con la sua carta».

È il 13 marzo martedì. Il manager è arrivato il giorno prima, è sceso nel suo albergo, il Sultanhamet, e quella mattina va in città per fare acquisti in una grande libreria di volumi antichi e di prestigio, in piazza Taksim. Lo accompagna l’autista che, evidentemente, nota come il soncinese abbia la possibilità di spendere. Con la carta di credito fa infatti acquisti per 2mila euro. Quando il tassista riporta in albergo Alessandro, lo segue con la scusa di aiutarlo a portare i libri. E in camera, forse approfittando di un momento di distrazione del giovane, gli prende cellulare, documenti e portafogli e se ne va. Documenti e cellulare saranno trovati dal padre nel cestino che sta subito fuori dall’albergo, ma il bancomat no. Infatti, il tassista si porta in una banca e lì esegue dei prelievi. Ha trovato il pin del bancomat, ma dimostra di non essere esperto sul suo funzionamento. Prima preleva 750 lire turche, circa 150 euro. Poi fa un secondo prelievo di 1.000 lire (200 euro); quindi di 1.500 (300 euro).

Al quarto prelievo da 8.000 euro supera il plafond, che Alessandro conosceva e lui no. La carta si blocca e la macchina la ritira. Ci sono le immagini che la polizia ha visionato e da lì forse sono partite le indagini che hanno incastrato il tassista. Forse, perché nessuno dice alla famiglia se il tassista sia stato incriminato per furto, rapina o altro ancora. Ma quel che è trapelato è che la banca avrebbe avuto il permesso di cancellare i fotogrammi: non servirebbero più. Sono invece una prova importante che punta l’indice sul tassista, di certo ladro, forse complice di un delitto. L’ipotesi è che abbia avuto un ruolo nella tragica fine di Fiori. L’ipotesi è che possa essere tornato e avere prelevato Alessandro per cercare di prendergli altri soldi, o magari l’abbia ceduto a una banda di malviventi locali. Da quel drammatico martedì, più nessuna certezza. Nessuna prova di una presenza di Alessandro in ospedale. Buio fino al 26 marzo, giorno in cui l’italiano sarebbe finito nel Bosforo con il cranio fratturato. Unica ulteriore speranza di chiarezza, l’esito dell’autopsia.