Crema, 10 gennaio 2014 - «Alle donne lombarde si offre un servizio che fa affrontare loro la gestazione alla cieca per accettare un bambino malformato come dono della Provvidenza. Questo è inaccettabile e perciò abbiamo fatto causa a un medico dell’ospedale di Crema reo, secondo il nostro punto di vista, di non aver informato che il figlio che la puerpera attendeva era affetto da sindrome di Down».

Lo dice l’avvocato veneziano Enrico Cornelio che discuterà la causa al tribunale di Cremona a marzo. Chiedendo 7 milioni di euro come risarcimento danni, la cifra più alta mai chiesta all’ospedale di Crema. I fatti che hanno trascinato in causa l’ospedale e la sua dipendente originano tre anni fa, quando una donna di 39 anni scopre di attendere un figlio: si sottopone a un esame all’ospedale di Crema e la dottoressa che la visita la invia a Treviglio da un’altra dottoressa per ulteriori approfondimenti.

Qui il medico, viste le sue analisi, fa suonare un campanello d’allarme, avverte che non potrà fare altri accertamenti e rinvia la puerpera alla dottoressa di Crema, chiedendo approfondimenti, che però non vengono prescritti. Alla 21° settimana, altro esame evidenzia che la nascitura ha tutti i sintomi della sindrome di Down, ma anche stavolta non viene prescritta un’ecografia.

I dati si confermano allarmanti anche alla 26° settimana, dopo una visita a Monza, ma ancora nessuna conferma, finché a meno di due settimane dal parto, i medici monzesi avvertono la donna che avrà una figlia con la sindrome di Down, cosa che si verifica. A quel punto i coniugi si affidano allo studio degli avvocati Cornelio e uno di loro, Enrico, mette in atto un approfondito studio che considera alcuni fatti favorevoli alla bimba nata malformata, come la violazione della Costituzione, l’impossibilità della neonata a percepire un reddito, la mancata autonomia, l’impossibilità di un apprendimento culturale nella norma, le difficoltà di relazione interpersonale.

In tutto la richiesta di indennizzo per la piccola è di 5,5 milioni di euro. Ma l’avvocato chiede i danni anche per i familiari: la mamma è finita al centro di igiene mentale a causa dello choc subito. Vuole 300mila euro per i danni morali per l’invalidità della parente e 45mila euro annui fino alla maggiore età per l’assistenza (totale 810mila euro). Inoltre chiede 20mila euro per ogni fratello della bambina e anche per i nonni.

di Pier Giorgio Ruggeri