Trentemøller, l’alchimista e sciamano del "synthopop"

In consolle domenica prossima ai Magazzini Generali

Anders Trentemøller

Anders Trentemøller

Arrivare al cuore delle persone. La missione di Anders Trentemøller, anzi solo Trentemøller, alchimista danese della consolle in scena domenica 10 aprile ai Magazzini Generali, è quella di propagare il verbo del suo “synthopop”. Uno sciamanesimo elettronico che gli riserva il posto fra i dj più influenti degli anni Duemila.

Anders, torna a Milano dopo aver pubblicato “Memoria”, suo sesto album.

"La memoria una parte fondamentale della mente creativa. Molte idee, mi vengono, infatti in quel momento speciale che è il dormiveglia, quando ti stai per svegliare, ma non hai ancora abbandonato i sogni della notte. Ricordarsi tutto, quindi, è decisivo".

A proposito di memoria, quali sono per lei i ricordi più belli di questi 15 anni di carriera?

"Sicuramente il favore incontrato da ‘The last resort’, il mio primo album. Un’accoglienza fantastica e feedback straordinari da tutto il mondo. È stato scioccante. Altro boom memorabile sette-otto anni fa, quando ho suonato al festival Coachella. La sera prima m’ero esibito a San Francisco e nell’aftershow avevo esagerato con l’alcol. Così quando alle 21 sono salito in scena, col sole ormai tramontato quasi del tutto, trovare immediatamente l’interazione col pubblico è stato un dono del cielo".

E dell’Italia cosa ricorda?

“L’ansia, dodici anni fa o giù di lì, nell’affrontare per la prima volta il pubblico romano. Il locale era pieno solo a metà e temevo il flop pensando che la mia musica non piacesse. Avevo torto marcio, perché fu, invece, un trionfo. Da quel momento sono tornato in Italia sempre con grande felicità, sia per il carattere della gente, sia per la qualità dei dopo-spettacolo al ristorante”.

Lei ha uno stuolo di collaborazioni che include Paul McCartney e Lady Gaga. La “memoria” più forte?

"Fare da supporter ai Depeche Mode negli stadi per una dozzina di sere ed è stato qualcosa di fantastico. In un’occasione ci trovammo davanti addirittura 90 mila persone, un’esperienza pazzesca. E poi incontrare Martin Gore, mio idolo dell’adolescenza, scoprendo la cortesia celata dietro l’allure della rockstar, si rivelò una gran bella sorpresa".

Musicisti italiani che apprezza?

"Fra le mie fonti d’ispirazione c’è il bolognese Alessandro Cortini, che suona nei Nine Inch Nails e ha lavorato pure con Muse e Beck. Ha una visione della musica elettronica molto organica e lo considero uno dei miei più grandi eroi".