Coronavirus in Lombardia, contagi in aumento. Più ricoveri, allarme terapie intensive

Boom di accessi nei reparti d’emergenza tra Milano e hinterland. Pronto soccorso già in trincea, ma gli ospedali hanno una strategia. Vertice in Regione

Coronavirus

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Milano, 18 ottobre 2020 - La Lombardia è la regione più colpita dal Coronavirus, insieme a Campania e Lazio. Dei 10.925 casi registrati in Italia nelle ultime 24 ore, 2.664 sono relativi alla nostra regione. In rapporto ai tamponi analizzati nella regione (29.053 oggi, 2.471.303 da inizio emergenza), la percentuale di positivi al virus sale al 9,1% circa (ieri i casi erano 2.419 con 30.587 tamponi). Tredici le nuove vittime in Regione (17.057 nel complesso), mentre in tutto il Paese oggi i decessi sono stati 47. Le persone ricoverate con sintomi, in Lombardia, sono 943 (+109), di cui 96 in terapia intensiva (+25 in 24 ore), mentre sono 20.586 i soggetti in isolamento domiciliare. I guariti/dimessi sono 154 (totale 85.112, di cui 1.780 dimessi e 83.332 guariti).

I dati delle province

La provincia di Milano si conferma centro dell'epidemia in Lombardia con 1.388 nuovi casi, di cui 634 a Milano città. Numeri molto alti anche a Monza e Brianza (+286), Varese (+218), Como (+171) e Pavia (+103). Incrementi a due cifre a Brescia (+83), Bergamo (+69), Lecco (+67), Mantova (+56), Lodi (+46), Sondrio (+37), Cremona (+25).

Milano, pronto soccorso già in trincea

L’allerta sovraffollamento che governa le scelte delle ambulanze dell’Areu ieri s’è mossa a macchia di leopardo tra i pronto soccorso dell’area metropolitana: intorno a mezzogiorno Fatebenefratelli, San Raffaele, Humanitas, Sacco, San Paolo e Policlinico risultavano a saturazione, con "un numero elevato di pazienti Covid in Ps". Ma il "fate presto" arriva soprattutto dai pronto soccorso della periferia della metropoli, quelli più gettonati da chi si presenta autonomamente in ospedale.

La strategia: i ricoveri non gravi fuori dai 17 hub lombardi

L’idea è dirottare i malati di coronavirus meno gravi in ospedali diversi dai 17 “hub“ lombardi individuati come riferimento per il Covid dal piano pandemico di giugno; un piano pensato sia a livello regionale che nazionale sul modello di quel che era successo a marzo, cioè basandosi sul riempimento delle terapie intensive, mentre adesso il sistema è sotto stress per i ricoveri meno gravi, ed è ora "di rivedere le strategie", annunciava mercoledì il direttore generale del Welfare Marco Trivelli. Ieri in Regione c’è stato un vertice coi direttori degli ospedali lombardi, durante il quale, a quanto Il Giorno apprende, sarebbe stato deciso di allargare la platea di ospedali con reparti Covid a bassa intensità di cura per dare fiato alla rete dei 17 hub (a Milano ne fanno parte Niguarda, Policlinico, Sacco, San Carlo e San Raffaele), che coincidono con ospedali altamente specialistici, punto di riferimento per molte patologie. La Regione sta lavorando anche all’ampliamento dei posti letto extraospedalieri per subacuti.

Stretta sui locali e paura, la movida frena

Le nuove misure anti-assembramenti, unite al dilagare dei contagi che hanno spinto molti a rimanere a casa, hanno frenato la movida milanese senza spegnerla. All’ora dell’aperitivo meno clienti rispetto al solito. Un passaggio ridotto, in alcune zone "quasi da domenica sera". Ristoranti con posti liberi anche all’ora di cena, sulle strade controlli delle forze dell’ordine che si sono divise le zone. La polizia locale in Gae Aulenti e corso Como, con sette equipaggi per ispezioni anti-assembramenti e nei locali, che si aggiungono alle squadre ordinarie. In campo anche tre equipaggi dell’Annonaria, per un focus specifico su bar e ristoranti che devono chiudere tassativamente entro le 24. I carabinieri si sono invece concentrati sui Navigli, sulle strade anche gli agenti della polizia di Stato. Controlli che nelle prossime ore si faranno ancor più frequenti: oggi la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, presieduta dal prefetto Renato Saccone, servirà ad adeguare il sistema di monitoraggio alle regole appena introdotte. Aspettando la stretta del Governo.

Imprese: "Pronti a impugnare il nuovo decreto se saranno previste altre chiusure"

Mentre nuove misure anti-Covid creano preoccupazione, cresce la paura di un nuovo lockdown in Lombardia. Ipotesi che preoccupa molto l’Unione artigiani di Milano e Monza Brianza, che rappresenta circa 14mila imprese. Il segretario generale Marco Accornero, dopo l’ordinanza di Regione Lombardia, è in attesa di conoscere i contenuti del Dpcm che il Governo pubblicherà nelle prossime ore: l’Unione ha già annunciato battaglia contro ogni possibile chiusura, totale o parziale, che darebbe il colpo di grazie alle realtà artigiane del territorio.

Sconforto nelle società di calcio dilettantistico

Non solo il 'popolo della notte' e le imprese, sconforto e rabbia nella galassia del calcio dilettantistico, dopo lo stop a tutte le attività fino al 6 novembre deciso dalla Regione. Per le società giovanili e dilettantistiche che interpelliamo, l’ordinanza regionale di venerdì, che ha congelato sia i campionati sportivi di carattere regionale (per calcio, pallavolo, basket e innumerevoli altri sport) che tutti gli allenamenti, è una vera "batosta". Economica per i conti delle società, in affanno dopo gli incassi azzerati dal lockdown, ma anche sociale per gli iscritti, soprattutto i più giovani.