Coronavirus, a Milano è psicosi: "Non dovete isolare gli alunni cinesi"

L’Ats deve rispondere ai dubbi delle scuole. Oggi la Tajani a pranzo a Chinatown "contro i pregiudizi"

Emergenza coronavirus (Ansa)

Emergenza coronavirus (Ansa)

Milano, 31 gennaio 2020 - L’epidemia di coronavirus (a ieri sera circa 7.700 casi confermati in Cina e dieci in Europa, nessuno in Italia) ha già contagiato il nostro Paese con un clima da peste manzoniana. Non può far eccezione Milano, dove succede che l’Ats, Agenzia di tutela della salute, debba scrivere a una scuola – un istituto paritario –, per spiegare che, visto che «a livello nazionale e internazionale sono stati attivati controlli che prevedono specifici screening per i passeggeri dei voli che arrivano dalle aree coinvolte», «non vi è alcuna necessità di implementare all’interno delle comunità scolastiche misure restrittive in merito alla frequentazione di bambini cinesi in genere e, più nello specifico, di coloro che hanno effettuato di recente viaggi in Cina. L’attività didattica può quindi continuare regolarmente senza limitazione di momenti di condivisione e contatti tra gli studenti»; «qualora emergessero nuove indicazioni in merito all’implementazione di azioni specifiche di sorveglianza e controllo dell’infezione anche in ambito comunitario si provvederà a darne tempestiva comunicazione».

La lettera, datata 27 gennaio, è stata postata giovedì su Facebook da Francesco Wu, rappresentante dei commercianti della Chinatown milanese e referente per l’imprendotoria straniera di Confcommercio. A quanto Il Giorno apprende, non è una circolare che l’Ats abbia inviato a pioggia alle scuole, ma una risposta, indirizzata solo agli istituti che hanno chiesto lumi. Forse in scia all’ansia dei genitori: Wu, che si batte contro la psicosi che sta svuotando i ristoranti di Sarpi, ha postato lo screenshot di un messaggio che gira in alcune chat di classe (canale sul quale, in tempi che ora sembrano lontani, venivano veicolate le bufale dei no vax indignati contro la legge dello Stato che preclude l’utilizzo degli asili a chi non vaccina i figli da malattie pericolose, molte ancora circolanti nel nostro Paese), e suggerisce di «non andare nei negozi dei cinesi per un breve medio periodo, finché questo virus non sarà circoscritto e “sconfinato” (sic)».

Un fantomatico «consiglio medico sanitario», completamente infondato e dannoso. Tra l’altro, come ha chiarito il sindaco Beppe Sala, l’epidemia nella Repubblica popolare sta già colpendo tutti i nostri negozi, alberghi e ristoranti con un crollo del 40% del business dei turisti cinesi, che a Milano portano 300 milioni di euro al mese. Oggi, «per sensibilizzare i cittadini contro fake news e pregiudizi», l’assessore Cristina Tajani e il consigliere di Confcommercio Marco Barbieri pranzeranno con Wu in un ristorante di via Lomazzo. Nel cuore della Chinatown milanese che ha, sì, annullato la parata domenica scorsa; ma per solidarietà ai cinesi in Cina, che non hanno potuto festeggiare pubblicamente il capodanno lunare là dov’è l’epidemia.