Basket, la crisi di Cantù: l'appello dei tifosi e qualcuno spera in Berlusconi

Striscioni appesi in tutta la città per sostenere la squadra lunedì a Desio

Uno degli striscioni appesi dai tifosi a Cantù (Facebook)

Uno degli striscioni appesi dai tifosi a Cantù (Facebook)

Cantù (Como), 16 novembre 2018 - Era dai tempi della finale scudetto con la Montepaschi Siena che a Cantù la febbre del basket non saliva così in alto. Roba da far bruciare le tempie e far dimenticare tutto il resto: nei bar, in piazza, negli uffici e nelle case da mercoledì si parla solo di Gerasimenko, dei suoi guai in Russia e della decisione di cedere la società a costo zero.

Un fulmine a ciel sereno che ha scosso fin nelle fondamenta la Città del Mobile dove il basket è un biglietto da visita importante e soprattutto una passione condivisa praticamente da tutti. Non è un caso che i primi a mobilitarsi siano stati i tifosi, nell’ultimo anno un po’ tiepidi con lo Zar, ma pronti a mettere da parte questioni personali e distinguo quando ci mezzo c’è ben più della maglia.

«Lunedì sera tutti a Desio a tifare Cantù» è il messaggio che gira sui social network accompagnato da un’immagine della curva piena fino all’inverosimile, la rivalità con Pesaro non c’entra niente da urlare a squarciagola è che «Cantù non si tocca» perché, inutile a dirsi, adesso tutti hanno paura che dopo il patron possa sparire anche il titolo sportivo.

Gerasimenko nel suo commiato alla società ha parlato di «cessione a costo zero», ma il timore è che possa trattarsi di un frutto avvelenato. La società aveva iniziato ad avere problemi economici fin dall’inizio della scorsa stagione e anche se molti debiti sono stati sistemati, nessuno sa quanto Pallacanestro Cantù possa essere ancora esposta verso i propri creditori. In più ci sono problemi contingenti come il pagamento dello stipendio ai giocatori. A stretto giro di posta, il prossimo 27 novembre, c’è da pagare la quarta rata alla Federazione, ovvero 60mila euro.

Anche se l’amministratore unico, Roman Popov, ha dichiarato che intende dedicarsi con tutte le sue energie alla salvezza della società l’impresa è tutta in salita. Per garantire la sopravvivenza di Cantù la priorità è terminare il campionato anche in ultima posizione, ma solo di ingaggi la prima squadra da qui a giugno costerà non meno di un milione di euro. La soluzione potrebbe essere quella di vendere i pezzi pregiati e puntare su italiani e giovani, rassegnandosi a partire dall’A2 per ricostruire società e squadra.

Sempre che non arrivi qualcuno disposto a portarsi a casa la società più blasonata d’Europa a prezzo di saldo. Qualcuno spera addirittura in Silvio Berlusconi che qualche settimana fa ha acquistato il Monza e adesso potrebbe aggiungere una nuova perla alla sua collezione di società sportive.