Morando Morandini: da Como al Giorno, sul Lario i primi passi del critico del cinema

Milenese figlio di milanesi si definiva il critico cinematografico Morando Morandini morto sabato 17 ottobre. Visse dai 5 ai 25 anni a Como dove mosse i primi passi da giornalista fino ad approdare al Giorno, quotidiano che non lasciò mai più di CORRADO CATTANEO

Morando Morandini

Morando Morandini

Como, 18 ottobre 2015 - Mondo della cultura comasca in lutto per la morte di Morando Morandini, il celebre critico cinematografico, unanimemente apprezzato, per anni considerato nume tutelare dai cinefili di tutta Italia ma da Como, dove ha mosso i primi passi da giornalista e intellettuale, spesso quasi dimenticato, rimosso da una città sovente avara con i propri figli più talentuosi. E’ infatti sul Lario che Moradini, milanese figlio di milanesi come lui stesso si definiva, classe 1924, si formò, trascorrendo nel capoluogo comasco dai 5 ai 25 anni d’età.

Ovvero prima di fare il critico televisivo – dal 1965 al 1975 – prima di firmare monografie su celebri registi come Ejzenštejn, Bertolucci, Huston; prima di scrivere con con Fofi e Volpi la Storia del cinema, prima di dirigere la rassegna di cinema indipendente di Bellaria “Anteprima”, prima di recitare per Bernardo Bertolucci e prima di scoprire Peter Greenway solo per ricordare alcune tappe della sua lunga carriera. Carriera che cominciò fin dai banchi del liceo classico Volta di Como, su una rivista mensile della Gioventù Italiana del Littorio con testata “Gioventù Lariana”.

E’ poi al quotidiano cattolico comasco L’Ordine che, alla fine del 1945, indossò la casacca di cronista e scrisse le prime recensioni come vice della latinista Bice Scolari. Proprio sulle quelle pagine edite in Città Murata Morandini diede vita alle famose stellette di critica, destinate a segnare indelebilmente il giornalismo cinematografico italiano fino ai giorni nostri. A partire dal celebre “Dizionario dei film e delle serie tv”, "Il Morandini" appunto, giunto quest’anno alla 17a edizione. L’unico suo vero bestseller, come amava dire.

La parentesi all’Ordine finì in malo modo, licenziato in tronco al ritorno da una vacanza al mare dove conobbe Laura, destinata a diventare sua moglie, senza convenevoli, con una lettera infilata nella macchina per scrivere. Il motivo? Perché ebbe l’ardire, da cronista di sindacale, di pubblicare la notizia del primo sciopero indetto a Como dai tessili cattolici nel dopoguerra. 

Di lì, dopo una breve parentesi alla Provincia di Como, dove da collaboratore si occupò di divulgazione culturale, l’approdo a Milano, al quotidiano L’Italia, che poi divenne L’Avvenire. Quindi La Notte di Nino Nutrizio – vice di Enzo Biagi e in seguito titolare della critica - e poi Il Giorno, quotidiano che non lasciò mai più.

Sempre a Como fondò il primo Circolo del Cinema, dove il suo anticonformismo, la voracità intellettuale, ebbero immediatamente modo di esprimersi. Un esempio su tutti, quando scosse l’ingessato mondo intellettuale lariano organizzando una proiezione del film “Le diable  au corps” di Autant-Lara, pellicola scandalosa per l’epoca e bloccata dalla censura che Morandini volle ad ogni costo proiettare: negata la sala dove tradizionalmente il circolo operava si impose, riuscendo a trovare una soluzione altrove. E fu un successo a lungo discusso. Uno dei primi della sua carriera.

Solo negli ultimi anni, dopo una lunga e colpevole dimenticanza, Como ha preso a tributargli l’omaggio che meritava invitandolo a più riprese in città o in provincia, complici anche le amicizie con l'avvocato Spallino e l'artista canturino Giuseppe Orsenigo.