Sorico, niente sindaco nel paese dei veleni

Un anno di commissariamento non è stato sufficiente a trovare un candidato per le elezioni del prossimo 26 maggio

Comune di Sorico

Comune di Sorico

Como, 24 aprile 2019 - Un anno di commissariamento non è stato sufficiente a trovare un candidato sindaco nel “paese dei veleni” dove il prossimo 26 maggio gli abitanti rischiano di andare alle urne solo per eleggere il Parlamento Europeo. Colpa dei precedenti: tre attentati agli ultimi tre sindaci e una trentina di denunce a carico di ignoti equamente distribuite tra consiglieri di maggioranza e minoranza. A Ivano Poledrotti e Ivan Tamola bruciarono l’auto sotto casa, ad Alessio Copes, di professione meccanico, andò peggio: una mano ignota appiccò il fuoco alla sua autofficina e i danni superarono i 200mila euro. Viste le premesse si capisce perché a Sorico amministrare il Comune è più un onere che un onore.

«Spero che qualcuno si faccia avanti e che Sorico torni ad avere un sindaco – è l’auspicio di Ivan Tamola, l’ultimo che ha vestito la fascia tricolore nel paese che conta 1.250 abitanti –. Io ho deciso di non presentarmi per motivi di lavoro, ma sono pronto a votare chi vorrà prendersi l’onere di amministrare il paese». L’anno scorso Tamola si presentò, ma non riuscì a raggiungere il quorum perché a Sorico il diavolo insieme alle pentole è stato capace di fare anche i coperchi. Non bastano gli attentati agli amministratori, a rendere tutto ancor più complicato c’è anche il fatto che iscritti alle liste di chi ha diritto al voto ci sono gli elettori dell’Aire, ovvero gli italiani residenti all’estero, che in paese non ci vivono pur avendo conservato la residenza. Molti di loro si sono trasferiti in Svizzera, dove lavorano, ma nel caso di Sorico, come di altri paesi dell’Alto Lago, non mancano cittadini che si sono trasferiti addirittura in Sud America.

«Gli Aire rischiano di essere determinanti, specie quando c’è un solo candidato e quindi c’è il problema che occorre raggiungere il quorum – spiega Tamola –. L’altra volta il mancato voto degli Aire fu determinante nella mia mancata rielezione. Del resto si votava un solo giorno a giugno. Spero che questa volta le cose possano andare in maniera diversa, ci sono le Europee e questo può essere un motivo in più per rientrare anche per chi risulta iscritto alle liste elettorali in paese, ma vive altrove». Ne sanno qualcosa anche a Rodero, dall’altra parte della provincia al confine con la Svizzera, dove l’assenza alle urne degli italiani all’estero, che per votare devono tornare nel comune di residenza in Italia e non possono rivolgersi all’ambasciata, ha pesato eccome. Qui sono senza sindaco addirittura dal giugno del 2017, colpa dei 300 emigrati che pesano per oltre il 20% sui 1.300 elettori totali. È la croce di tanti piccoli comuni in provincia di Como; il rimedio sarebbe quello di fondersi con i vicini e disinnescare la mina dei residenti all’estero con un numero maggiore di residenti. Da queste parti, però, sono anche affezionati al campanile: così, piuttosto che fare comunella con gli “odiati” vicini, preferiscono affidarsi al commissario prefettizio.