Erba, in politica senza smartphone: Doriano Torchio si candida

Il ritorno in politica del professore di matematica erbese impeganto già dagli anni Settanta: "Meno vita virtuale e più assemblee di quartiere"

Doriano Torchio

Doriano Torchio

Erba (Como), 29 marzo 2017 - In un mondo che corre veloce e perennemente online lui continua imperterrito ad andare in giro a piedi, o al massimo in bicicletta e soprattutto in tasca non ha neppure il telefonino. «L’e-mail l’ho fatta settimana scorsa perché mi hanno detto che può essere uno strumento utile in campagna elettorale, ma non me la ricordo ancora a memoria – sorride – Preferisco il reale al virtuale, soprattutto in politica e nel contatto con le persone. Stare tutto il giorno dietro lo schermo di un il realtà del mondo che ci circonda». Un rischio che di sicuro non corre Doriano Torchio, 67 anni professore di matematica, conosciuto in città per il suo impegno in politica nella file della Sinistra a partire dagli anni ’70, così come per le tante attività culturali promosse con «Il telaio del Cielo» e l’attività di volontario al canile cittadino con «Gli amici del randagio».

Adesso che il Centrodestra è pronto a correre spaccato e nel Pd si litiga da due mesi per decidere il nome del candidato sindaco forse è arrivato anche per lui il momento di tornare Palazzo Majnoni e dalla porta principale. «È da qualche mese che sto lavorando a una lista – spiega – sono erbese doc e penso di poter dire la mia per risolvere i problemi di questa città. Sto lavorando alla squadra e spero di essere pronto già la prossima settimana, da parte delle persone vedo una buona risposta. Oggi intanto che andavo a scuola mi hanno fermato in tre per dirmi che se mi candido voteranno per me».

C’è già pronto anche il nome della lista «Democrazia partecipata», perché Doriano vorrebbe amministrare Erba ripartendo dal coinvolgimento dei suoi cittadini. «C’è lo strumento delle assemblee di quartiere – spiega – che sono previste dallo statuto, ma nessuno fa più da anni. Poi i dipendenti del Comune devono tornare a girare in città, nell’ambito del possibile si dovrebbe fare mezza giornata al computer e mezza a girare per risolvere i problemi. A Erba non c’è una vera piazza, tanto vale farla nell’area del mercato dove in passato si è buttato più di un miliardo di vecchie lire per fare degli scavi e poi chiuderli, trasformando tutto in un parcheggio. Quello che non voglio a Erba? Nuovo cemento e le antenne per i telefonini, e io che il cellulare non ce l’ho sono l’unico tra i candidati che può affermarlo seriamente».