Como, la Casa del Fascio museo d'arte moderna: parola di Salvini

Non si tratta di una boutade ma dall’idea, scritta nero su bianco nel programma di Governo, del leader in pectore del centrodestra

La Casa del Fascio

La Casa del Fascio

Como, 6 aprile 2018 - Fare della Casa del Fascio il più grande museo di arte moderna del Nord d’Italia. Non si tratta di una boutade ma dall’idea, scritta nero su bianco nel programma di Governo, di Matteo Salvini leader in pectore del centrodestra e possibile nuovo primo ministro. A pagina 65 del programma presentato dalla Lega alle scorse elezioni c’è infatti un paragrafo riservato a Palazzo Terragni «da trasformare insieme agli edifici adiacenti nel più grande museo di arte moderna, architettura e design del Nord Italia».

Un intervento da realizzare a medio termine insieme al riconoscimento a Roma dello status di Città Museo, sul modello di Parigi, il riconoscimento dell’Iva agevolata per le opere d’arte, il federalismo museale e la riforma del sistema con cui si finanziano gli spettacoli dal vivo. Non è la prima volta a dir la verità che si ipotizza un futuro diverso per la Casa del Fascio che oggi affidata alla gestione della Finanza, finora però anche i migliori propositi sono rimasti sulla carta. L’ultimo in ordine di tempo fu la proposta avanzata tre anni fa di cedere l’immobile al Comune per trasformarlo in un museo dedicato al Razionalismo, che annoverava tra i suoi promotori l’assessore Luigi Cavadini, con delega alla Cultura a Palazzo Cernezzi. Allora Como si era appena candidata per diventare capitale italiana della cultura e la proposta era il fiore all’occhiello di una serie di iniziative raccolte abbastanza freddamente dal ministero. Questa volta le cose potrebbero andare ben diversamente, anche perché a caldeggiare l’idea di Salvini ci potrebbe essere il nutrito drappello dei parlamentari comaschi, mai così numerosi. Del resto Como è riconosciuta anche a livello europeo come una delle città simbolo del Razionalismo, un movimento artistico che Palazzo Cernezzi e l’Archivio Terragni vorrebbero fosse annoverato tra i beni patrimonio dell’umanità riconosciuti dall’Unesco.