Monticello Brianza, 30 dicembre 2012 - Un talento creativo che aspettava di trovare uno spazio, e un passato da progettista nel settore illuminotecnico. Simona Valentina Fischer - alle spalle uno stop professionale forzato, ma nessuna intenzione di rimanere senza lavoro - si è inventata un’attività che fosse in grado di conciliare il tempo che aveva a disposizione con la voglia di fare qualcosa di suo. La casa editrice Opificio Monzese delle Pietre Dure è nata così, da un computer di casa e da una spiccata manualità nel realizzare libri artigianali. E’ partita da qui una produzione editoriale che in un solo anno conta già una decina di titoli, alcuni realizzati a mano a tiratura limitata, altri tradizionalmente stampati in tipografia, ma sempre con qualche particolarità.

Da dove arriva il nome della casa editrice?

“Si ispira all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze: mi piace perché io vedo ogni libro come una pietra lavorata, curato e mai uguale a un altro”.

Come sono nati i libri pubblicati finora?

“La collana “Alla ricetta del tempo perduto” è realizzata a mano, stampata da me e rilegata artigianalmente, con decorazioni fatte una per una: ogni libro contiene una ricetta e un racconto, non necessariamente legati tra di loro, ma uniti dal titolo che riconduce a una stessa suggestione, e da un’opera d’arte che evoca i colori del volumetto. Finora sono usciti quattro titoli, altre tre sono in programma a breve, ma sono aperta a nuove proposte. L’idea della collana è nata assieme all’autrice del primo volume, Monica Scirea, con la quale avevamo in comune le passioni per il libro e per la cucina. Alberto Casiraghy del Pulcinoelefante mi ha aiutata a realizzare i libri a mano, sul modello del suoi, dandomi molti consigli: persino come cucirli. Le autrici per ora sono scrittrici in erba e giornaliste, e in ognuna di loro c’era qualcosa che mi è piaciuto, che rispondeva al mio gusto ed era in linea con la casa editrice. Ora ho diversi contatti, anche con professionisti della scrittura a cui è piaciuto il progetto. E’ una collana che andrà avanti, e che sta piacendo molto”.

La collaborazione con Casiraghy è proseguita su altri fronti?

“Alberto oltre che editore e poeta, è anche artista, così ha realizzato le illustrazioni dell’ultimo libro pubblicato, “La panzana de Pinocchio”, che è la favola di Pinocchio tradotta in dialetto ed ambientata in Brianza”.

Chi sono gli autori che pubblicano con L’Opificio?

“Sono persone che hanno talento nella scrittura, e che trovano la giusta dimensione con un microeditore. Spesso sono loro a proporsi, io valuto il lavoro e se ritengo che funzioni, che sia giusto per la linea editoriale che ho impostato, si parte con la pubblicazione. Sono tutte opere molto particolari, non certo il romanzo da classifica, ma è l’aspetto che li caratterizza e differenzia. Alcuni prodotti sono davvero di nicchia”.

Ci sono i libri più classici, stampati in tipografia?

“Uno degli ultimi è “Esopo in Toscana” di Paolo Parente, che sta facendo in questi giorni un tour nelle librerie, mentre tra i titoli che fin da subito hanno avuto più successo, ci sono i libri con cd “Praa de Magioster per Semper”, e poi “Comè on Sass Borlant”, sono traduzioni in dialetto delle più celebri canzoni di Beatles e Rolling Stones”.

I librai come hanno accolto l’arrivo di questa nuova realtà editoriale?

“Direi molto bene. Hanno subito capito che proponevamo un prodotto diverso. Alcuni titoli sono più trasversali, altri riservati a un pubblico più ristretto e con interessi mirati, ma se faccio il bilancio in questo primo anno di lavoro, devo dire che sono molto soddisfatta. Oltre alla Brianza, i libri dell’Opificio iniziano a essere richiesti a Milano. Inoltre il settore dell’editoria mi ha permesso di entrare in sinergia con le persone, conoscere nuove realtà, e dare un’impronta personale a ciò che faccio”.

Prossimi lavori?

"Il prossimo titolo in uscita, sarà una raccolta delle canzoni di Adele tradotte in dialetto, interpretate dalla cantante Lucia Lella. E’ la terza operazione di questo genere realizzata dalla casa editrice, dopo Beatles e Rolling Stones, che portano la firma di Renato Ornaghi. Inoltre Sto pensando a qualcosa che unisca libro e oggetto di design, trasformando il racconto in oggetto".