Il ricercatore comasco: "Così modifichiamo le zanzare per sconfiggere la malaria"

Valentino Gantz, 34 anni, biologo molecolare nel team che prova la strada della genetica

Valentino Gantz

Valentino Gantz

Como, 16 novembre 2018 - Un elemento genetico in grado di intervenire sul cromosoma della zanzara, privandola della possibilità di trasmettere la malaria, che costituisce la prima causa di mortalità al mondo. Rendendo così immuni intere popolazioni. La tecnologia che consente questo risultato, si chiama «Gene Drive», e da una decina di anni è il campo di ricerca su cui si è concentrato Valentino Gantz, 34 anni, biologo molecolare comasco – anzi, per la precisione «Assistant Research Scientist» - che dal 2008 fa parte dell’organico dell’Università di San Diego, in California. Prima con un dottorato durato sette anni, e poi come ricercatore nel laboratorio del professor Ethan Bier. Qui le ricerche erano partite dallo studio dell’evoluzione delle venature delle ali delle mosche, per poi sfociare, come spiega lo stesso ricercatore «nello studio di un elemento genetico che si potesse diffondere in un’intera popolazione della stessa specie». 

Da qui è iniziata la collaborazione con Antony James, esperto mondiale di malaria, che aveva sviluppato un vaccino genetico per contrastare la trasmissione della malattia: zanzare genericamente modificate, che non erano più in grado di trasmettere il virus all’uomo. Eliminando quindi l’unico veicolo di contagio. «A quel punto – spiega Gantz – serviva un’amplificazione, che consentisse di rilasciare milioni di zanzare, in grado di soppiantare quelle presenti in natura». Il lavoro del laboratorio di San Diego si è così concentrato su un obiettivo preciso: «Abbiamo generato – spiega il ricercatore – un elemento genetico che potesse convertire la coppia di cromosomi, modificandola poco alla volta fino a diffondere quella caratteristica nell’intera generazione. Si tratta di un sistema che può utilizzare qualsiasi caratteristica genetica, e diffonderla nella relativa popolazione fino a quando diventa prevalente, perché si tratta di un gene invasivo». Utilizzando la tecnologia Gene Drive, nel giro di un anno, calcolando un ciclo di vita della zanzara che varia da uno a tre mesi, si potrebbe così arrivare ad avere solo zanzare geneticamente modificate, azzerando quindi i nuovi casi di contagio malarico. 

 In questo momento, a San Diego stanno lavorando per ottenere una zanzara pronta a essere liberata sul campo, e a iniziare il ciclo di riproduzione. Milioni di esemplari che saranno liberati in diversi punti di una stessa località, che tuttavia non è ancora stata individuata. «Per avviare la prima sperimentazione – spiega Valentino Gantz – serve la collaborazione di un Governo che accolga il progetto, ma allo stesso tempo le persone devono capire in cosa consiste questa tecnologia, e devono essere d’accordo. Si tratta di immettere nel loro ambiente di vita, zanzare geneticamente modificate, da cui saranno punti». Per fare tutto questo, i ricercatori ipotizzano un arco temporale di circa cinque anni. 

La partenza  sarà comunque in un ambiente circoscritto, «probabilmente un’isola – prosegue Gantz – che consente un controllo più immediato». Un luogo da individuare tra Africa, India e Sudamerica, dove si concentrano le sei specie di zanzare che veicolano la malaria, uniche tra centinaia di specie al mondo. Sono le responsabili di 830mila morti all’anno, prima causa di decesso al livello mondiale, seguita dai 580mila morti prodotti dalla mano dell’uomo. Ma ora, la scienza ha prodotto un sistema di contrasto la cui diffusione avrebbe costi minimi, perché la zanzara si diffonderebbe da sola, azzerando il costo dei farmaci e i problemi connessi alla distribuzione capillare nelle aree più povere del pianeta. Inoltre, questo sistema potrebbe avere ricadute economiche positive nel momento in cui dovesse essere applicato ad altri settori e altri insetti, per esempio in quello agricolo, come alternativa agli antiparassitari.