Cadorago, violentata in stazione: pusher accusato di stupro e rapina

Prove schiaccianti inchiodano il maghrebino che lo scorso giugno aveva aggredito in stazione una ragazza e il suo compagno

controlli dei carabinieri

controlli dei carabinieri

Cadorago (Como), 4 maggio 2020 - Un’aggressione per rapinare la cocaina acquistata poco prima nei boschi di Cadorago, e poi la violenza alla ragazza. Era accaduto il 9 giugno dello scorso anno, e ora, all’esito delle consulenze tecniche chieste dalla Procura, e di un incidente probatorio durante il quale la vittima ha confermato ciò che aveva denunciato fin da subito, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. Birf Chrif, marocchino di 27 anni senza dimora fissa, è accusato di rapina, violenza sessuale e lesioni personali, in concorso con un connazionale di 26 anni che nel frattempo è deceduto in carcere e, per la sola rapina, con la moglie di quest’ultimo, Alissa Rivaroli, 23 anni di Cadorago, accusata di aver fatto da palo.

Le indagini dei carabinieri di Lomazzo, coordinate dal sostituto procuratore di Como Valentina Mondovì, avevano ricostruito l’aggressione subita da due giovani comaschi poco meno che trentenni a tarda ora, che avevano acquistato cocaina all’interno della zona boschiva di Cadorago. Erano arrivati in stazione, quando – secondo quanto raccontato ai carabinieri – si erano trovati accanto due nordafricani, armati di coltello, che li avevano obbligati a dargli la droga acquistata poco prima: una dose che la ragazza aveva nascosto nel reggiseno, e che era stata subito consegnata: il compagno, che aveva tentato di reagire, sarebbe stato colpito con un pugno al volto, ed entrambi privati dei cellulari. A quel punto la ragazza era stata trascinata da Chrif lungo un binario morto, in una zona ancora più buia, minacciandola di accoltellare il fidanzato se non si fosse dimostrata accondiscendente.

La vittima, durante l’incidente probatorio svolto a novembre, ha raccontato nei dettagli quei momenti, e la violenza subita. Era stata perquisita alla ricerca di altro stupefacente, frugandole sotto gli abiti, e mentre lei cercava di opporsi, il nordafricano la minacciava di accoltellare il fidanzato, trattenuto nella zona della stazione: "Mi diceva – ha raccontato, riferendosi al momento in cui era rimasta sola con Chrif – se fai quello che ti dico io, poi dico al mio amico di lasciarti andare". Ma dopo essere stata costretta a sottostare alle sue richieste l’uomo si era impossessato di orologio, braccialetto e anello indossati dalla vittima. Poco dopo, la scena si era ripetuta con il complice, che a sua volta l’aveva trascinata lungo quello stesso binario, imponendole ulteriori abusi. Mentre avveniva la rapina, la Rivaroli avrebbe controllato che non arrivasse nessuno, "camminando avanti e indietro lungo la pensilina", in modo da controllare ciò che accadeva. Ma lei ha sempre negato le accuse, sostenendo che quella sera si trovava a casa. A inizio agosto i tre indagati erano stati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare: Chrif e il connazionale in carcere, la Rivaroli ai domiciliari.