Mega truffa dei risparmi: nei guai anche un comasco

Ad alzare il velo su un maxi-raggiro è stata la Guardia di finanza coordinata dalla Procura di Cagliari

La Guardia di finanza

La Guardia di finanza

Attività finanziaria esercitata senza autorizzazioni, promuovendo la compravendita di strumenti di investimento dietro la promessa di profitti elevati. Un sistema che ha portato al raggiro di una serie di investitori, puntualmente rassicurati dalla certezza di rendimenti particolarmente favorevoli che sarebbero stati garantiti in tempi molto brevi. Ma questa modalità si basava su fondi progressivamente raccolti da nuovi clienti, e utilizzati per ripagare i precedenti investitori: il sistema, noto come "schema Ponzi", è andato incontro a un crollo improvviso, come sempre accade in questi casi.

Sul registro degli indagati della Procura di Cagliari, sono così finite dieci persone, tra cui Antonio Sedino, comasco di 47 anni, attualmente detenuto per analoghi reati finanziari commessi a Como. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza sarda, Sedino risulterebbe cofondatore e comproprietario di alcune società che offrivano gli investimenti finanziari abusivi: agli ignari clienti, venivano garantiti rendimenti pari al 5 per cento lordo mensile, che apparivano assolutamente vantaggiosi. Ma alla prima scadenza annuale dell’investimento, solo alcuni investitori sono rientrati in possesso di parte delle somme investite e la maggior parte di essi non ha ottenuto alcun rendimento, né la restituzione dei capitali raccolti sull’intero territorio nazionale, per circa 5 milioni di euro, ai danni degli ignari risparmiatori. Il sistema su cui ha investigato la Procura di Cagliari, strutturato in modo piramidale, si ritiene che avesse al vertice un cagliaritano di 51 anni, Roberto Diomedi, ritenuto promotore e organizzatore che aveva al suo fianco i suoi più stretti collaboratori. Nei confronti delle sei persone più gravemente indiziate, è stata emessa una misura cautelare, mentre gli altri quattro, tra cui Sedino, risultano indagate a piede libero. I reati ipotizzati, a vario titolo in base ai rispettivi ruoli, sono di associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, al riciclaggio e autoriciclaggio, per aver costituito un reticolo di società finanziarie, anche di diritto estero, strumentali al procacciamento di clienti.