Tremezzina, gli ambientalisti: variante sì, ma solo in galleria

Lettera a Toninelli: "Non è con la sola mitigazione dell’impatto della grande infrastruttura che si tutela il paesaggio, ma preservandone gli elementi costitutivi"

Il progetto di variante

Il progetto di variante

Tremezzina (Como), 6 novembre 2018 - Variante della Temezzina sì, ma solo a patto che sia fatta quasi completamente in galleria. Proprio quando sembrava che sull’infrastruttura, attesa da oltre quarant’anni, si fosse trovata una quadra almeno per ciò che concerne il progetto, a mettersi di traverso sono state cinque associazioni ambientaliste comasche che hanno scritto una lettera al ministro Toninelli esprimendo le loro perplessità. «Abbiamo notato un miglioramento nell’approccio progettuale rispetto al passato, ma il risultato è ancora insufficiente – spiega la Elisabetta Patelli, presidente di Legambiente Como tra i firmatari del documento insieme a Italia Nostra Como, Chiave di Volta, la Cruna del Lago, Territori Natura Arte e Cultura - Il danno causato dalla realizzazione di gallerie artificiali, edifici di servizio e trincee in corrispondenza dei tratti a cielo aperto è insostenibile, in termini di frattura della continuità fisica del paesaggio e di alterazione di ampie aree territoriali che verranno rese inavvicinabili e irrimediabilmente compromesse. In modo particolare si fa riferimento ai tratti a cielo aperto previsti in prossimità della Torre di Spurano, nel territorio di Mezzegra e agli imbocchi di Colonno e Griante». 

Gli ambientalisti, nella loro lettera inviata al Ministero delle Infrastrutture, non esitano a parlare di «ecomostri» anche «nascosti all’interno di nuove fasce di vegetazione». «Riteniamo indispensabile che vengano definiti interventi che rispettino l’identità dei luoghi e che ne interpretino i caratteri strutturali con coerenza e continuità – prosegue la responsabile di Legambiente Como - Non è con la sola mitigazione dell’impatto della grande infrastruttura che si tutela il paesaggio, ma preservandone gli elementi costitutivi di carattere naturalistico, culturale e identitario, e promuovendo la cura della sua fragilità. All’azione di mitigazione andrebbe sommata quella della riqualificazione dei luoghi interessati dalle trasformazioni». Gli ambientalisti in particolare suggeriscono «un completo progetto paesaggistico e botanico-naturalistico degli interventi di mitigazione» tanto che alla fine «l’unica scelta realmente sostenibile è la realizzazione dell’intera opera in galleria naturale, suddivisa eventualmente in tratti intervallati da viadotti». Un suggerimento che «non deve cadere ne vuoto» secondo Raffaele Erba, consigliere regionale di M5S.

«In questi mesi è in corso l’ultima fase progettuale, ovvero la stesura del progetto esecutivo – spiega - Questo è il momento e l’occasione per risolvere le ultime lacune di impatto ambientale e paesaggistico dell’opera. Stiamo parlando di zone di pregio su cui va usata la massima delicatezza e la posizione della associazioni ambientaliste non deve rimanere inascoltata. Ho sollevato personalmente la questione all’assessore regionale ai Trasporti Claudia Terzi e al Presidente Fontana durante l’ultimo incontro del tavolo della competitività a Como chiedendo che venisse progettata, implementata e testata una mobilità alternativa prima dell’inizio del cantiere».