Torna sul lago d’Iseo l’antica “cacciata”

Una volta posate le reti sulle barche si battono i piedi per spaventare la fauna ittica nascosta tra le alghe

Migration

Sul lago d’iseo, il secondo dei laghi bresciani per estensione, si conservano tradizioni antiche. In questo periodo particolare dell’anno una delle poche tecniche che i pescatori di professione possono utilizzare è quello della pesca a cacciata, che perde le sue origini nel tempo. "La pesca a cacciata è antichissima - spiega Raffaele Barbieri, pescatore profesisonista associato alla cooperativa di Clusane sul Lago - usiamo reti della grandezza di appena 50 metri e non ci allontaniamo molto dalla riva. Una volta che sono posate noi pescatori ci alziamo e battiamo i piedi in una sorta di marcia, che serve per spaventare la fauna ittica nascosta tra le alghe". La pratica è molto faticosa e i risultati danno pochi frutti. "Battere i piedi e mantenersi in equilibrio sulle barche da pesca tradizionali in legno, che si chiamano nàet comporta un grande sforzo fisico - dice Barbieri, che è il pescatore più giovane del paese - e i frutti scarseggiano. Il lago non è più popolato come una volta a causa di tanti fattori, compreso il pesce siluro e la stagione non è favorevole.

Ci sono anche tanti regolamenti da rispettare. Facciamo quel che si può. Ora due volte alla settimana possiamo pescare i siluri, grazie a una deroga regionale". Milla Prandelli