Como, terza linea dell’inceneritore: l’autorizzazione spetta alla Regione

Dopo residenti e ambientalisti anche M5s e Civitas si schierano contro l’ampliamento dell’impianto, ma a decidere sarà il Pirellone

inceneritore a La Guzza

inceneritore a La Guzza

Como, 9 dicembre 2021 - Rischia di spaccare la città il progetto di aggiungere una nuova linea, la terza, all’inceneritore cittadino. Da una parte c’è il gruppo Acsm-Agam, proprietario dell’impianto, che è pronto a investire oltre 50 milioni di euro per poter smaltire in città i fanghi residuo della depurazione degli acquedotti di cinque province (Como, Varese, Monza e Brianza, Lecco e Sondrio), dall’altro ci sono i residenti e le associazioni ambientaliste che temono le conseguenze di questa scelta sulla qualità della vita dei residenti. Allo stesso modo rischia di dividersi anche la politica, che per ora sta a guardare e attende che Acsm precisi meglio il proprio piano.

Non mancano naturalmente le voci conto, quella del Movimento 5 Stelle in primis che ha già bocciato l’idea di ampliare il forno inceneritore de La Guzza. "Si tratta di una tecnologia obsoleta - spiega il consigliere comunale Fabio Aleotti - Meglio ricorrere a sistemi di smaltimento dei fanghi che a parità di risultato sono in grado di garantire un impatto minore". Il rischio è che a decidere non sia neppure Como, visto che il Pirellone l’ente competente a concedere o meno l’autorizzazione. "Nei giorni scorsi abbiamo incontrato l’amministratore delegato di Acsm-Agam, Paolo Soldani - ha spiegato in Consiglio comunale l’assessore all’Ambiente, Paolo Annoni - che ci ha dato la sua disponibilità a venire a illustrare il progetto. Il progetto di creare una terza linea è stato inserito nel piano industriale dell’azienda già nel gennaio scorso e lo studio di fattibilità è stato reso pubblico.

Ci hanno spiegato che il potenziamento dell’impianto avrà ripercussioni anche dal punto di vista del lavoro". Secondo le stime di Acsm con l’entrata in fuzione della terza linea a La Guzza serviranno almeno una cinquantina di persone tra tecnici e operai, il 20% della forza lavoro in più. Per residenti e ambientalisti però all’equazione vanno aggiunti i danni provocati dal via via dei camion e l’aumento di emissioni dovete al nuovo forno. Previsioni smentite da Acsm che è pronta a creare in città uno degli impianti più avanti in Italia per la combustione di questo tipo di rifiuti. I fanghi arriverebbero a Como attraverso la Pedemontana, tra i 100 e i 170 al giorno, senza impatto o quasi sul traffico di Como visto che l’uscita dell’autostrada si trova a poche centinaia di metri dall’ingresso dell’inceneritore. Per quanto riguarda le emissioni a contenerle sarebbe il tipo di tecnologia impiegata.

«La terza linea verrà realizzata impiegando modalità di recupero energetico efficaci e sicure - spiega l’azienda nel progetto presentato al Comune e al pubblico - Il calore prodotto dalla combustione potrà essere sfruttato per la pre-essicazione dei fanghi stessi, l’alimentazione elettrica dell’impianto, la produzione di un ulteriore surplus da poter utilizzare potenzialmente per la rete di teleriscaldamento e per l’immissione di energia elettrica nella rete nazionale. In inverno si potrà privilegiare l’esportazione di energia termica e in estate quella elettrica immessa sulla rete di trasmissione nazionale". A spaventare verdi e residenti è il quantitativo di fanghi che verrebbero smaltiti: non meno di 80mila tonnellate l’anno.