"Svuota e riempi l’azienda" È il metodo Mancuso

Per accaparrarsi gli incarichi di autotrasporto Nicola Bevilacqua avrebbe replicato “lo schema operativo” già rodato nel Vibonese

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di Paola Pioppi

A Guanzate, per accaparrarsi gli incarichi di autotrasporto, Nicola Bevilacqua avrebbe replicato "lo schema operativo che anni prima aveva assicurato l’assoggettamento omertoso al clan Mancuso degli autotrasportatori operanti nel Vibonese, quello di mandare via tutti e prendersi tutti i posti, che ha sostanziato le attività estorsive e di associazione mafiosa per cui è stato condannato definitivamente". Il riferimento dei giudici del Tribunale di Milano, riguarda il settantenne di Rovellasca, amministratore di fatto della Fiuto Autotrasporti che svolgeva consegne per la filiale di Guanzate della Schenker, la società finita in amministrazione giudiziaria su richiesta della Dda. Bevilacqua alle spalle ha un precedente di associazione di stampo mafiosa ed estorsione in quanto riconosciuto come affiliato alla ‘ndrina Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. La direzione di fatto di Bevilacqua della società Fiuto Autotrasporti "in virtù dei suoi metodi", avrebbe portato a un’impennata dei suoi volumi d’affari, cresciuti dai 12mila euro del 2005, al picco di un milione e 800mila del 2018. Arrivando anche a ottenere l’affidamento dei trasporti di clienti molto importanti, come mobilifici di alto livello che hanno sede in Brianza, o grossissime aziende del territorio. Servizi logistici che, tra novembre e dicembre 2020, durante il periodo di intercettazioni telefoniche della Dda sfociate le provvedimento eseguito nei giorni scorsi, sarebbero diventati occasione di "un’integrazione sempre maggiore di Bevilacqua nella gestione delle attività svolte presso l’hub di Guanzate, con l’utilizzo dei teloni con il marchio Schenker, o l’avanzamento di un progetto di condividere un magazzino nella nuova sede della Fiuto".

Concludendo che "le abilità di Bevilacqua comprendono quella di insinuarsi nell’organizzazione di Schenker Italiana approfittando delle situazioni di concorrenza interna tra i suoi esponenti… esprimendo posizioni di potere e controllo, tenendo il punto sulla gestione economica per assumere la gestione dei clienti". Tutte circostanze che emergono prevalentemente dalle intercettazioni, monitorando dialoghi che, secondo il Tribunale, esulavano dalla "normalità dei rapporti commerciali, non solo nei contenuti, ma anche nel seguire un codice comunicativo che non ha nulla a che fare con le relazioni di affari, e mette in evidenza le declinazioni, anche allusive, che si rinvengono abitualmente tra persone che condividono un approccio mafioso".