Svizzera e Italia a due velocità sulle riaperture

Nella Confederazione elvetica hanno già ripreso l’attività anche le piscine al chiuso e i centri wellness

Italia e Svizzera

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Como -  Mentre in Italia si è festeggiata la proroga di un’ora del coprifuoco e vissuta come una liberazione la possibilità di tornare a bere la tazzina di caffè al bancone in Svizzera da lunedì la situazione è praticamente tornata alla quasi normalità. Hanno riaperto le piscine coperte e i centri wellness anche al chiuso che da noi, forse, riapriranno il prossimo 1 luglio, anche se all’interno le regole sulla capienza sono ferree. Stesso discorso per i ristoranti che dall’altra parte del confine sono aperti da inizio maggio all’aperto e adesso potranno servire pranzo e cena anche al chiuso, con unico limite di un massimo di quattro clienti per tavolo. Per gli eventi con pubblico si passa da un massimo di 50 a 100 persone all’interno e da 100 a 300 all’esterno. Le stesse regole valgono anche per gli eventi religiosi.

Passi in avanti anche per le aziende che che fanno test una volta alla settimana: il telelavoro passa da obbligatorio a raccomandato. Questa seconda fase definita di stabilizzazione, parallelamente alle nuove aperture, dà a tutta la popolazione adulta la possibilità di farsi vaccinare. Nelle prossime settimane, come annunciato dal Consiglio federale, sono in programma nuove aperture che dovrebbero scattare dal 1° luglio. Insomma Svizzera e l’Italia viaggiano a due velocità anche quando c’è di mezzo il Covid e sulla linea di confine queste differenze stanno creando parecchie tensioni. "Dopo tutto il lavoro fatto in queste settimane, coinvolgendo i Ministeri degli Esteri e della Salute, per far riaprire i confini con la Svizzera e far respirare l’economia di frontiera non sono spiegabili ulteriori ritardi". Intervengono il senatore varesino del PD, Alessandro Alfieri, e la deputata comasca Chiara Braga, che insieme ai capigruppo di Senato e Camera ieri hanno formalmente scritto al ministro della salute Roberto Speranza affinché sia firmata il prima possibile l’ordinanza per far muovere liberamente i cittadini dell’area Schengen entro i 30 chilometri dal confine italiano.

«Abbiamo accolto con sollievo e fiducia quanto disposto nella sua ultima ordinanza, che permette l’ingresso dai Paesi dell’Unione Europea e dell’area Schengen, oltre che da Gran Bretagna e Israele, senza obbligo di quarantena – scrivono i parlamentari Dem al Ministro per la Salute - Resta tuttavia l’obbligo di esibire all’arrivo nel nostro Paese un tampone molecolare o antigenico con esito negativo, effettuato nelle 48 ore che precedono l’arrivo in Italia. È una limitazione che fa sentire i suoi effetti più pesanti soprattutto nelle aree adiacenti ai confini, in cui la consuetudine agli scambi tra le persone è radicata. Sono scambi resi oggettivamente complessi dalla necessità di effettuare un tampone".