Strage di Erba, Marzouk a processo per diffamazione ai fratelli Castagna

Como, un altro dibattimento a 15 anni dalla strage di Erba

Il tunisino Azouz Marzouk

Il tunisino Azouz Marzouk

Oltre 15 anni dopo l’arresto di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di via Diaz a Erba, undici anni dopo la dichiarazione di irrevocabilità della sentenza, mai scalfita nemmeno dai plurimi tentativi di far riaprire le indagini o sconfessare le prove, la loro condanna continua a generare processi. Questa volta, imputato davanti al giudice monocratico di Como Veronica Dal Pozzo, è comparso Azouz Marzouk, padre del piccolo Youssef e marito di Raffaella Castagna, due delle vittime contro cui si era scagliata l’ira di Rosa e Olindo, che aveva travolto anche la madre di Raffaella e i vicini di casa. Deve rispondere di diffamazione a mezzo stampa, in concorso con Pietro Di Marco, 38 anni, giornalista della testata "il24.it", per la pubblicazione di un’intervista del febbraio 2019 in cui, per l’ennesima volta, veniva attribuita alla famiglia Castagna la responsabilità di quanto accaduto la sera dell’11 dicembre 2006.

Tra le affermazioni che la Procura di Como ha ritenuto diffamatorie, e che l’estensore dell’articolo ha pubblicato "senza manifestare il suo distacco o dissenso rispetto al contenuto dell’intervista", compare l’ipotesi che la strage avesse un fine economico: "Basta leggersi le carte – dichiara Marzouk – per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie". Il processo è stato rinviato a maggio, per cercare un accordo tra le parti: da un lato i due imputati, dall’altro Pietro e Giuseppe Castagna, fratelli di Raffaella, autori dell’esposto e parti civili nel processo. Di Marco si sarebbe dichiarato disponibile a valutare un risarcimento che porterebbe a una remissione di querela nei suoi confronti e all’uscita dal processo, mentre la decisione di Marzouk non è nota. Questo non è l’unico processo per diffamazione in corso a Como, sulla scorta di una visione innocentista che sopravvive alle valutazioni convergenti di un numero incalcolabile di giudici: sono una trentina i supporter dell’innocenza di Rosa e Olindo, finiti a processo per diffamazione della famiglia Castagna su Facebook.