Soldi spariti dal conto in posta: cliente vince la sua battaglia

Sottratti seimila euro con il fenomeno dell'acquisizione illegale dei dati sensibili. Per la Corte di Cassazione ha rispettato i protocolli di sicurezza e dovrà essere risarcità

Poste Italiane dovrà risarcire seimila euro

Poste Italiane dovrà risarcire seimila euro

Como, 25 maggio 2016 - Nel 2010 dal suo conto Banco Posta, le erano stati sottratti quasi seimila euro, attraverso un’operazione di bonifico che non aveva mai disposto. Ora la Corte di Cassazione, ha riconosciuto il suo diritto a essere risarcita da parte di Poste Italiane, contrariamente a quanto deciso al Corte di Appello, che aveva rigettato il suo ricorso. L’episodio che ha scatenato il ricorso e al richiesta di risarcimento del danno subito, risale al gennaio 2010, quando la donna, comasca di 42 anni, era stato comunicato dell’avvenuta operazione di bonifico, e di ulteriori tentativi, non andati a buon fine, di compiere operazioni simili, tra cui una ricarica telefonica da 250 euro.

La donna ha quindi presentato denuncia, precisando di aver rispettato tutti i protocolli di sicurezza previsti dalla gestione on line del conto, compreso un recente cambio della password. Una richiesta risarcitoria basata anche sul fatto che, nell’ambito di fenomeni di «phishing», vale a dire l’acquisizione illegale di dati sensibili attraverso operazioni on line, «un ruolo importante – ha spiegato nella sua citazione l’avvocato Massimiliano Galli, che assiste la donna - viene rivestito anche dalle banche e dagli uffici postali che consentono (o meglio non impediscono) a terzi estranei di accedere alle informazioni relative a propri clienti».

Chiedendo quindi di «accertare e dichiarare la responsabilità extracontrattuale delle Poste Italiane per l’illegittima violazione del codice della privacy nell’ambito della propria attività». Ricorso che i giudici di Milano avevano rigettato, sostenendo che il sistema di sicurezza di Banco Poste non consentiva a terzi di venire in possesso dei dati necessari a violare i conti on line, che il nesso di causalità non era stato provato e che, anzi, Poste Italiane aveva contattato al cliente mettendola in guardia. Sentenza che ha spinto la parte a un ulteriore ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, ha infatti rilevato che «l’istituto che svolge una attività di tipo finanziario o creditizio, risponde quale titolare del trattamento dei dati personali, dei danni conseguenti il non aver impedito a terzi di introdursi illecitamente nel sistema telematico del cliente mediante la captazione dei suoi codici di accesso, e le conseguenti illegittime disposizioni di bonifico, se non prova che l’evento dannoso non gli è imputabile perché discende da trascuratezza, errore o frode dell’interessato, o da cause di forza maggiore». Pa.Pi.