San Siro, morta dopo il volo nel lago. Accusati i tecnici comunali

San Siro, Marisa Garovo era finita in acqua per colpa del guard-rail difettoso

I soccorsi e l’auto che ha imprigionato Marisa Garovo il 12 maggio dello scorso anno

I soccorsi e l’auto che ha imprigionato Marisa Garovo il 12 maggio dello scorso anno

San Siro (Como), 10 febbraio 2022  -  Marisa Garovo , era morta il 12 maggio dello scorso anno, a 70 anni, finita nel lago con la sua auto, nel tratto all’altezza di Acquaseria. Era uscita di casa solo pochi minuti, per andare alla discarica, guidando la Fiat Panda del figlio: dopo la sosta alla piazzola ecologica, si era diretta nuovamente verso la Regina, perdendo il controllo dell’auto. Il veicolo aveva sfondato il guard rail, e si era avviato a forte velocità verso un tratto scosceso di una cinquantina di metri, che si apre direttamente sul lago. Ora, al termine delle indagini coordinate dal sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, sono stati accusati di omicidio colposo, derivante da negligenza o imperizia, i due tecnici che avrebbero dovuto garantire l’adeguatezza e solidità del guard rail. L’avviso di conclusione delle indagini ha raggiunto Fabrizio Mazza, 54 anni di San Siro, geometra dell’Ufficio Tecnico di San Siro, coinvolto in qualità di responsabile unico del procedimento, direttore dei lavori e progettista. In concorso con lui, è accusato Alberto Aggio, 40 anni di Dongo, tecnico incaricato dal Comune di San Siro, progettista direttore dei lavori. Secondo quanto emerso dalla consulenza disposta dal magistrato, si sarebbe verificata una inosservanza del regolamento relativo alla progettazione e omologazione delle barriere stradali, ritenute inadatte a garantire la sicurezza in quello specifico tratto. In particolare, dopo la frana del 2012, era stato rifatto il muro di contenimento, con un incarico di progettazione che il Comune di San Siro aveva affidato all’ingegner Aggio. Era stato realizzato un parapetto in ferro, vincolato alla strada con una squadra e una vite a brugola, che viene ora ritenuto privo delle caratteristiche richieste alle barriere di sicurezza, e diverso da quelli realizzati su altri tratti della Statale Regina: tipologia, quest’ultima, che sarebbe stata sufficiente, secondo il consulente della Procura, a contenere l’auto della vittima, evitandole di finire nel dirupo.