Aneurisma un nemico insidioso, ma al Sant'Anna c'è chi lo cura

A San Fermo c'è un centro d'eccellenza per la cura di questa patologia

L'equipe dell'ospedale Sant'Anna impegnata nella cura dell'aneurisma

L'equipe dell'ospedale Sant'Anna impegnata nella cura dell'aneurisma

San Fermo della Battaglia, 18 febbraio 2017 - Seicento interventi in quindici anni per il trattamento degli aneurismi cerebrali. Dall’apertura del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Sant’Anna, avvenuta nel 2001, a oggi, gli specialisti hanno tracciato un bilancio dell’attività svolta finora, sia di quella riguardante il percorso in urgenza, in quanto un aneurisma si può rompere all’improvviso causando un’emorragia, sia in regime operatorio programmato. I percorsi e le procedure messi in atto nel presidio di San Fermo della Battaglia sono stati illustrati dal direttore del Dipartimento Chirurgico Giario Conti, dal primario di Neurochirurgia Silvio Bellocchi, dal primario di Neurologia Marco Arnaboldi, dal primario di Radiologia Alberto Sironi e dalla collega Laura Longhi oltre che dal primario di Anestesia e Rianimazione Dario Colombo con il collega Simone Zerbi, referente del reparto per quest’area di attività. L’aneurisma è una malformazione vascolare, cioè una dilatazione a carico delle arterie cerebrali, di aspetto sacculare o fusiforme, di cui è portatrice circa il 5% della popolazione. “Le cause della patologia – spiega Silvio Bellocchi, primario di Neurologia - non sono perfettamente conosciute. In letteratura esistono diverse ipotesi. La prima riguarda una predisposizione congenita che determina un difetto nello strato muscolare della parete dell’arteria cerebrale, la seconda le individua nell’aterosclerosi e nell’ipertensione arteriosa associate a una predisposizione congenita, la terza fa riferimento a infezioni o traumi”. Il primo elemento da valutare è la dimensione della malformazione: ad esempio, se l’aneurisma misura tra i 2-4 mm di solito si eseguono controlli a cadenza annuale qualora, invece, sia di dimensioni maggiori e superiore ai 6-8 mm si prende in considerazione la possibilità di trattamento. Gli aneurismi collocati nel circolo cerebrale posteriore, infatti, sono a maggiore rischio di rottura. Bisogna, infine, considerare l’età e le condizioni generali di salute del paziente: le persone giovani presentano un rischio maggiore nel tempo di emorragia cerebrale. “Esistono – specifica Bellocchi – anche rare sindrome familiari, come nel caso della paziente quarantenne operata al Sant’Anna, in cui due o più membri della stessa famiglia, per lo più fratelli, presentano aneurismi intracranici. Tali malformazioni tendono a rompersi anche se di piccole dimensioni e in pazienti giovani”. La signora Gabriella Manca, residente a Bulgarograsso, cui ha fatto riferimento il primario, è stata operata nel febbraio del 2016 con una tecnica chirurgica di craniotomia che ha escluso la malformazione dal circolo cerebrale con clip chirurgica nel corso di un intervento durato circa cinque ore. Nell’immediato post-operatorio la paziente è stata ricoverata in Terapia Intensiva per una giornata e poi nel reparto di Neurochirurgia e dimessa dopo dieci giorni di degenza. La signora ha un fratello già operato nel 2006, mentre l’altro fratello è purtroppo deceduto nel settembre del 2015 proprio per la rottura di un aneurisma. La paziente si sottopone a controlli ogni 8 mesi e conduce una vita normale con suo marito e i suoi bambini di dodici e cinque anni. La frequenza di emorragia cerebrale da rottura di aneurisma è di 6/8 casi su 100.000 persone. In provincia di Como, quindi, ne sono colpite circa 40 ogni anno. Il 15% circa delle persone muoiono prima dell’arrivo dei soccorsi; il 50% a 5 settimane dall’evento, spesso a causa di risanguinamento o del vasospasmo cerebrale, una complicanza del sanguinamento dovuta a un’infiammazione delle arterie cerebrali che vanno incontro a una chiusura il cui rischio maggiore di insorgenza è compreso tra il terzo e il quindicesimo giorno dall’insorgenza. Il 66% dei pazienti circa non ritorna ad avere la stessa qualità di vita di prima dell’ictus. L’emorragia cerebrale è quindi una patologia grave, invalidante e che può interessare anche altri organi e apparati vitali. Il trattamento Le due modalità di trattamento sono di tipo endovascolare e chirurgico e all’ospedale Sant’Anna, tra i pochi in Lombardia, possono essere eseguite entro le 24 ore dall’arrivo del paziente in Pronto Soccorso. “Il trattamento endovascolare – specifica Alberto Sironi, primario della Radiologia - consiste in un trattamento mininvasivo di embolizzazione, cioè nella chiusura dell’aneurisma, che prevede l’accesso dall’arteria femorale e passando all’interno delle arterie cerebrali dal diametro inferiore al millimetro e inserendo nella sacca aneurismatica delle spirali, filamenti in platino che chiudono l’aneurisma”.