Don Malgesini ucciso a Como, Mahmoudi trasferito con un’altra denuncia

Incompatibile la presenza dell’assassino di don Roberto nel carcere di Como. Aggressivo con tutti, compresi gli agenti penitenziari, ora si trova a Monza

La chiesa di San Rocco a Como, fuori dalla quale è stato ucciso don Malgesini

La chiesa di San Rocco a Como, fuori dalla quale è stato ucciso don Malgesini

Como, 24 settembre 2020 -  Ridha Mahmoudi, il tunisino di 53 anni accusato di aver ucciso don Roberto Malgesini, sacerdote 51enne della parrocchia di San Rocco, è riuscito a rimediare una nuova denuncia. Questa volta per resistenza a pubblico ufficiale, conseguenza dell’aggressione e del tentativo di sottrarsi agli agenti di polizia penitenziaria, che erano stati incaricati del suo trasferimento.

Dopo a ver sostenuto l’interrogatorio di convalida davanti al gip, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nel fine settimana l’uomo è stato trasferito dal Bassone alla casa circondariale di Monza. Una decisione obbligata, a causa dell’incompatibilità ambientale generata dal suo gesto: don Roberto era una presenza fissa in carcere a Como, da anni, e aveva costruito rapporti di fiducia e percorsi di aiuto con tanti detenuti, alcuni dei quali ancora presenti, oltre che con gli agenti di penitenziaria e con il personale.

L’uccisione del sacerdote è stata vissuta con molto dolore anche dietro le sbarre, e la presenza di chi ha causato la sua morte, fin da subito ha creato problemi di gestione di Mahmoudi. Ancora per una settimana sarà in isolamento sanitario, come chiunque entra in carcere, ma successivamente la sua condizione non cambierà molto, anche lontano da Como. Inoltre, in una settimana di reclusione, ha manifestato tutta la sua ostilità nei confronti di chiunque, a partire dai poliziotti penitenziari: un atteggiamento e un linguaggio continuamente provocatori, comportamenti aggressivi, nessun accenno di accondiscendenza o collaborazione con nessuno. Fino al punto di rifiutarsi di firmare i verbali contenenti le sue stesse dichiarazioni.

Ora rimane da chiarire la sua condizione psichica, con un accertamento medico legale, che potrebbe essere disposto nelle prossime settimane: una consulenza della Procura o una perizia del giudice in un eventuale incidente probatorio.