Ristorni: dalla Svizzera in arrivo 92 milioni

Quest’anno sono molto consistenti, ai fondi ordinari si sono sommati gli accantonamenti di Campione

La Svizzera ha inviato all’Italia 92 milioni di euro di ristorni

La Svizzera ha inviato all’Italia 92 milioni di euro di ristorni

Como - Il regalo di Natale per i paesi della provincia di Como, ma anche per quelle di Varese, Sondrio e Lecco, è arrivato in questi giorni dalla Svizzera, niente caffè e cioccolata ma euro sonanti che fanno gola soprattutto ai paesi di confine che anche quest’anno saranno beneficiari dei ristorni. In arrivo c’è un tesoretto da 89 milioni di euro ai quali andranno aggiunti altri 3,5 milioni di euro che erano stati trattenuti negli anni scorsi a garanzia dei debiti di Campione d’Italia e che quest’anno, dopo che gli stessi sono stati saldati, verranno finalmente restituiti. Alla fine sul territorio arriveranno oltre 92,5 milioni di euro, la restituzione all’Italia delle imposte alla fonte versate dai frontalieri che a a settembre in Canton Ticino hanno raggiunto quota 71.586. Alla provincia di Como sono stati assegnati 5 milioni e 612mila euro, mentre entri dieci milioni andranno alle province di Varese, Lecco e Sondrio.

A questi si aggiungeranno gli altri milioni di euro che il Mef, da qui a fine anno, assegnerà direttamente ai paesi di confine. "Con questi contributi – spiega il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi- le varie realtà territoriali possono pianificare importanti lavori di manutenzione, riqualificazione infrastrutturali e potenziamento del trasporto pubblico locale. Alle risorse assegnate oggi si andranno poi ad aggiungere i fondi destinati direttamente ai Comuni ripartiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze secondo i criteri stabiliti da Regione Lombardia". La notizia arriva a pochi giorni dall’ulteriore stanziamento della quota integrativa di 246mila euro, varata la settima scorsa da Regione Lombardia per i ristorni fiscali del 2018.

«L’attribuzione dei ristorni fiscali conferma la bontà dell’accordo del 1974 - conclude Fermi - resta uno strumento utile per i nostri territori di confine e che continueremo a tutelare e salvaguardare per il bene dei nostri concittadini". Iristorni in arrivo dalla Svizzera una volta contabilizzati entreranno direttamente nel patrimonio dei Comuni di confine, gli stessi in cui risiedono la maggior parte dei frontalieri, per trasformarsi in scuole, strade e interventi a beneficio delle comunità locali. Del resto è ormai da decenni che il Canton Ticino è praticamente la prima industria della Lombardia. Un trend che neppure il Covid è riuscito ad arrestare confermato dai dati diffusi dall’Ufficio Statistica del Canton Ticino che negli ultimi 10 anni ha certicato un aumento del 36,6% del numero di frontalieri, pari a circa 20mila lavoratori in più, la maggior parte dei quali impiegati nel settore terziario (+64%). In pratica nella Svizzera italiana un lavoratore su tre è varesotto o comasco.