Pessima recensione su Tripadvisor. Poi tenta estorsione per toglierla

Il 35enne si trova ora a processo per diffamazione. Aveva chiesto 500 euro

Tribunale di Como (Cusa)

Dietro c’era un rapporto di lavoro.

Como - Una pessima recensione su Tripadvisor di un ristorante, e la richiesta di 500 euro per rimuoverla. Così Simone Zirilli, 35 anni di Como, si trova ora a processo, accusato di tentata estorsione e diffamazione, deciso tuttavia a far valere le sue ragioni: sostenere la causa del fratello, ex dipendente del locale. Quella recensione negativa, risale a settembre 2017, quando sul social forum, aveva lasciato una ferocissima recensione a nome Simone Z., insinuando che i gestori fossero "un gruppo di sfruttatori" e invitando gli utenti a evitarlo. Ritenendolo un attacco personale e gratuito, i titolari del ristorante avevano presentato querela, la stessa ora sfociata nel processo che si è aperto davanti al giudice monocratico. Tuttavia è proprio su questa interpretazione che il difensore di Zirilli, l’avvocato Massimo Di Marco, fonda la sua differente interpretazione, con la quale aveva già chiesto l’archiviazione. Parallelamente al procedimento penale, si è infatti svolta una causa davanti al giudice del lavoro di Como, nella quale il fratello dell’imputato rivendicava uno sfruttamento del suo lavoro, sottopagato rispetto alle ore effettivamente svolte, un periodo di impiego in nero, e un licenziamento illegittimo.

Istanze rigettate dal giudice nel 2018, che ha disposto un solo risarcimento di 400 euro. Quella richiesta di denaro, secondo la difesa, altro non sarebbe che il riconoscimento di tale spettanza. Per quanto riguarda la diffamazione, la recensione riportava quanto effettivamente accaduto, ed era quindi riconducibile a una reale rappresentazione dei fatti: "Mio fratello – scriveva Zirilli - ha lavorato lì come cameriere. Dodici ore al giorno per 6 giorni a settimana e lo pagavano 1000 euro. Ovvero meno di 3,5 euro l’ora. Hanno sfruttato lui e tutti i camerieri che sono lì. Consiglio di non andare a dare soldi a questo gruppo di sfruttatori". Una veridicità, secondo la difesa, che nel 2017 corrispondeva a quanto "in fase di accertamento nell’ambito dell’instaurato processo civile".