Colonno, rave 'assolto': "Festa in un prato, è un diritto"

I giudici del Riesame accoglono il ricorso dei ragazzi denunciati e impongono la restituzione degli impianti

Il materiale sequestrato agli organizzatori del rave

Il materiale sequestrato agli organizzatori del rave

Colonno (Como) - Il sequestro degli impianti musicali utilizzati per il rave party organizzato all’Alpe di Colonno il 22 maggio scorso non ha alcun fondamento e tutti i beni devono quindi essere restituiti. Ma il Tribunale del Riesame di Como, che ha accolto il ricorso presentato da alcuni dei 50 ragazzi presenti alla festa e denunciati, ritiene anche che quel giorno non sia stato commesso alcun reato, ma semplicemente esercitato il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi in pubblico.

La festa, che proseguiva da ore, era stata scoperta la domenica pomeriggio, segnalata da un pastore, ed era sfociata nell’intervento della Digos della Questura di Como: tutti i ragazzi erano stati identificati e poi denunciati per invasione di suolo pubblico, mentre gli impianti e le attrezzature erano stati caricati su due furgoni e messi sotto sequestro come materiale probatorio. Su questo punto, i giudici hanno annullato il provvedimento, ritenendo che "non si evince alcuna ragione probatoria che giustifichi il sequestro: la strumentazione musicale sequestrata non è corpo del reato e non presenta alcun nesso strumentale con il reato oggi ipotizzato a carico dei ricorrenti, ma è stata solo occasionalmente utilizzata nell’ambito della festa".

Ma il dispositivo emesso dai giudici del Collegio – Maria Luisa Lo Gatto, Emanuele Quadraccia e Cristiana Caruso – va oltre ed entra nel merito dell’ipotesi di reato contestata: l’invasione di terreni o edifici, che consiste nell’introduzione in un fondo o in un immobile altrui di cui non si abbia il possesso o la disponibilità. «Nulla di ciò sembra ricorrere nel caso di specie – dicono i giudici – perché, per quanto è dato evincere dalla comunicazione di reato, la festa musicale è stata organizzata in un prato presso l’Alpe di Colonno che è liberamente fruibile da tutti".

Dunque, non sarebbe avvenuta nessuna violazione dell’integrità della proprietà immobiliare: "Fatta salva ogni futura investigazione, gli odierni indagati sembrano avere semplicemente esercitato il diritto costituzionalmente garantito ad ogni cittadino dall’articolo 17 della Costituzione, di riunirsi pacificamente in un luogo pubblico liberamente accessibile e fruibile e, sostanzialmente, di godere pienamente e liberamente di un bene comune".