Missione estrema, due giovani comaschi a caccia di vette ignote in Patagonia

I Ragni di Lecco sono pronti ad avventurarsi in quella terra inospitale e scrigno di bellezza che custodisce alcune delle montagne più affascinanti del mondo

Luca Schiera, 27 anni e Paolo Marazzi, l’autore  dei due selfie in vetta, 29 anni

Luca Schiera, 27 anni e Paolo Marazzi, l’autore dei due selfie in vetta, 29 anni

Como, 31 dicembre 2018 - Patagonia, Sud America, terra inospitale e scrigno di bellezza che custodisce alcune delle montagne più affascinanti del mondo. Un richiamo irresistibile per coloro che hanno fatto dell’avventura e dell’esplorazione la loro vita. «Una malìa che non ti lascia più», venne spesso descritto quel tormentato sentimento che spinge ad abbandonare la sicurezza della propria casa per affrontare mesi di pericoli e sofferenze. Fu così per Cesare Maestri, per Walter Bonatti, per Carlo Mauri, Casimiro Ferrari e i lecchesi che fin dal 1958 cercarono fortuna sulla parete Ovest del “mito” Cerro Torre. Oggi i loro eredi hanno il volto sorridente di due ragazzi comaschi riccioluti che quel richiamo lo sentono più forte che mai. Luca Schiera, 27 anni di Erba e Paolo Marazzi, 29 anni, guida alpina di Rovellasca, trapiantata a Bormio sono già in viaggio verso l’ignoto.

«Il nostro obiettivo è il Campo de Hielo Norte nel sud della Patagonia, in territorio Cileno. Si tratta di uno dei ghiacciai più estesi al mondo, in una zona ancora alpinisticamente inesplorata. Non ci sono tuttora dati precisi su montagne, quote, vie di accesso e non sono ancora state tracciate vie tecniche su queste pareti - spiega Luca Schiera mentre da Google Maps cerca di calcolare l’altezza delle pareti, osservando l’ombra che proiettano sul terreno. Non proprio un metodo scientifico ma considerando la scarsità di informazioni che ci sono ci si può anche accontentare -. Il nostro interesse si è focalizzato in particolare su due pareti che alternano solido granito a tratti di ghiaccio».

Quando finalmente inizieranno ad affrontare le difficoltà di quelle cime senza nome, che spuntano dirompenti dal ghiacciaio, sarà solo una parentesi nella loro grande avventura visto che prima dovranno riuscire a raggiungerle. E non sarà facile. Partiranno da un piccolo villaggio chiamato Puerto Bertrand. L’avvicinamento avverrà a cavallo, a piedi e con loro avranno anche dei piccoli gommoni gonfiabili per attraversare un lago e corsi d’acqua che, se in piena, rischiano di sbarrare definitivamente la strada verso le montagne.

«La nostra casa probabilmente sarà un buco nel ghiaccio per diverse settimane. Ci aspettiamo di trovare brutto tempo con vento forte per la maggior parte della permanenza, saremo preparati ad aspettare e a sfruttare un eventuale momento di calma per arrampicare. Il rientro ci occuperà alcuni giorni, e dovrebbe avvenire entro la fine di gennaio, ci prepareremo comunque ad un’attesa maggiore nel caso in cui il tempo dovesse impedirci di lasciare la truna (il buco nel ghiaccio)».

Nonostante non abbiano compiuto nemmeno trent’anni i due Ragni (che indossano entrambi il maglione rosso del celebre sodalizio alpinistico di Lecco) sono già dei “veterani” di spedizioni con tante incognite come queste. Insieme hanno salito numerose vie fra cui la prima salita del cerro Mariposa di 1000 metri, situato in una zona disabitata nel nord della Patagonia e hanno completato ascensioni un po’ in tutto il mondo dal Sud America, al Pakistan, Groenlandia, isola di Baffin, Asia Centrale, Africa e Alpi. La Patagonia potrebbe riservare anche altre sorprese visto che ci saranno altre due cordate di lecchesi impegnate in questa stagione invernale nella Terra del Fuoco.