Quote per aziende mai in Borsa Truffati 160 investitori, due arresti

Como, nella rete due membri del Consiglio di amministrazione e dell’ente di sorveglianza di una società con sede in Lussemburgo: i risparmi su un conto per acquistare auto di lusso e oro

di Paola Pioppi

Raccoglievano investimenti per una holding di un gruppo di aziende che operavano nel settore dell’innovazione tecnologica, prospettando una sua imminente quotazione in Borsa, che tuttavia, almeno fin o a oggi, non risulta essere avvenuta. Èla premessa di una truffa, ricostruita dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Como, coordinata dal procuratore capo di Como Nicola Piacente, che ieri ha portato all’arresto di Antonio Sedino, 46 anni, e della convivente Elisa Cristhal Zanarotto, 30 anni, formalmente residenti in Estonia ma di fatto domiciliati a Como, raggiunti da ordinanza di custodia cautelare. Il primo, nel suo ruolo di Consiglio di amministrazione, è stato portato in carcere, la socia, che figura come Comitato di Sorveglianza della società, è invece agli arresti domiciliari.

La loro attività, allo stato attuale delle indagini, è riconducibile alla "Ixellion", società originariamente di diritto estone e attualmente con sede in Lussemburgo, ma sarebbero anche componenti del Consiglio di Amministrazione di altre società con sede all’estero. Sono accusati in concorso di truffa ai danni di numerosi investitori residenti in varie parti d’Italia, di abusivismo finanziario e di autoriciclaggio. Truffe che sarebbero state messe a segno attraverso inserzioni e comunicazioni sul sito internet della "Ixellion Ou", ora oscurato, oppure via mail e con pubblicità su giornali finanziari. Informazioni che avevano un unico scopo: mostrare che la Ixellion era la holding di un gruppo di aziende operanti nel settore dell’innovazione tecnologica, vicina ad essere quotata in Borsa, indicando di volta in volta diverse piazze europee: Francoforte, Monaco, Malta, Parigi, Vienna, Lussemburgo. In particolare, era stato dato rilievo al principale asset mobiliare detenuto dalla società: filamenti di nickel utilizzati nel settore aeronautico del sedicente controvalore di oltre 2 miliardi di euro, per indurre l’acquisto di azioni della Ixellion. Azioni che si sono rivelate avere un valore nullo o molto inferiore rispetto a quanto attribuito alla sottoscrizione. Sono inoltre accusati di avere svolto senza autorizzazione i servizi di investimento per almeno 160 investitori, che hanno sottoscritto azioni della Ixellion a un prezzo oscillante tra 0,40 euro e un euro. Infine le accuse di autoriciclaggio: riguardano circa 4 milioni di euro erogati dagli investitori delle azioni Ixellion, confluiti su di un conto corrente tedesco intestato a una società, la Gus Investiment, riconducibile ai due indagati, ed utilizzati per acquisto di autovetture di grossa cilindrata, metalli pregiati come nickel e oro, di materiale hardware, ma anche spettrometri fluorescenti. Le indagini, allo stato attuale, hanno verificato quanto denunciato da alcuni degli investitori, che sono stati sentiti dalla Gdf, unite ai risultati di intercettazioni di conversazioni, che sono state sviluppate grazie alla collaborazione del desk italiano presso Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.