Pusiano, i wallaby dovranno traslocare dall'isola dei Cipressi: la sentenza è definitiva

I primi due esemplari erano lì dal 1991. Ora saranno costretti a lasciare la loro casa in seguito all’accertamento svolto dal Corpo Forestale dello Stato

Uno dei wallaby

Uno dei wallaby

Pusiano (Como), 11 ottobre 2017 - Ora è definitivo: i wallaby dell’Isola dei Cipressi, dovranno trovare un altro luogo in cui vivere. La sentenza della Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso alla condanna dello scorso dicembre, ha infatti reso definitivo e irrevocabile il provvedimento di confisca nei confronti dei sette esemplari che popolano l’isola. A processo era finito Gerolamo Gavazzi, 74 anni, storico proprietario dell’Isola dei Cipressi, che nel 1991 aveva portato a Pusiano la prima coppia di Wallaby, presa in carico dopo lo smantellamento dello zoo di Milano.

Nel 1992 era entrata in vigore la legge che disciplina i reati relativi all'applicazione in Italia della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione. Era prevista una comunicazione alla Prefettura entro novanta giorni, che tuttavia non era mai stata fatta. Ma questa mancanza, in teoria si tradurrebbe in una violazione amministrativa, e non penale, come invece è stato contestato in seguito all’accertamento svolto dal Corpo Forestale dello Stato nell’ottobre 2014, per verificare la regolarità della loro presenza, e il rispetto delle normative che tutelano le specie protette. Ma da quelle verifiche, era emerso che mancava il nullaosta a detenere quei sette animali. I wallaby erano finiti sotto sequestro temporaneo, la posizione regolarizzata e il provvedimento revocato. Tuttavia il processo penale è comunque andato avanti, arrivando alla condanna di Gavazzi a 14mila euro di ammenda e alla confisca degli animali. Nel suo ricorso in Cassazione, gli avvocati Giuseppe Sassi e Walter Gatti, spiegavano il contesto naturale e libero nel quale gli animali erano cresciti e si erano riprodotti, entrati a tutti gli effetti a far parte dell’ecosistema, al punto da non poter più essere considerati proprietà del titolare dell’isola, ma un patrimonio dell’ambiente naturale.

Un’argomentazione che la Cassazione non ha accolto, insistendo invece sul concetto di proprietà, per quanto dilatato. Ora quindi quegli animali dovranno trovare una diversa collocazione, capace di garantire un equivalente inserimento nell’ambiente naturale che gli è più congeniale, senza essere sottoposti a vincoli di movimento, di riproduzione e di spazio. Non sarà facilissimo, per loro, trovare condizioni identiche. Nel frattempo l’isola perde un patrimonio per il quale era diventata più che celebre, attrazione per bambini e famiglie praticamente tutto l’anno.