Prime piogge, ma l’emergenza acqua resta

Dopo cento giorni senza precipitazioni, campi e colture rischiano di restare all’asciutto. Sulle montagne un quarto della neve

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di Roberto Canali

Le piogge e il freddo di questi giorni sono solo un palliativo alla gravissima crisi idrica che ha investito la Lombardia rimasta praticamente a secco per quasi 100 giorni. Rispetto ai dati diffusi da Arpa in questi giorni la preoccupazione maggiore arriva dallo stato del manto nevoso che è sceso a un quarto rispetto alla media del periodo 2006-2020, con 667,3 milioni di metri cubi censiti alla fine di marzo contro i 2.362,7 milioni di metri cubi che erano il valore di riferimento sulla base delle precipitazioni degli ultimi quindici anni. Un calo del 71,8% che segna un record negativo ineguagliato dal 1864, ovvero da quando vengono monitorati livelli dei laghi e portata dei fiumi. Con le montagne a secco anche i grandi laghi non se la passano per niente bene, registrando un calo del 32,3%, ovvero la differenza tra i 765,6 milioni di portata media degli ultimi tre lustri e i 518,4 milioni attuali. Il totale della riserva idrica nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve è diminuito del 6,7% solo nell’ultima settimana e risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-60%). Il totale attuale della riserva idrica del bacino del Toce-Ticino-Verbano è diminuito rispetto alla settimana precedente (-5,8%) e risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-67,2%). In particolare il volume del lago Maggiore risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-57,5%) e pari ai valori minimi del periodo di riferimento (-1,8%). Il totale della riserva idrica del bacino dell’Adda è diminuito rispetto alla settimana precedente (-8,6%) e risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-65,2%). Il lago di Como è in una situazione a dir poco drammatica, l’invaso è sceso a -82,2% della sua capacità e il livello è nettamente inferiore ai valori minimi (-20%). In queste condizioni il lago più bello del mondo rischia di letteralmente di finire a pezzi, per effetto della pressione dell’acqua che non sostiene più i muri delle passeggiate e gli approdi. Anche la navigazione è in difficoltà e in alcune zone è diventato impossibile attraccare perché le chiglie delle imbarcazioni toccano il fondo. Non se la passa meglio il Brembo il cui livello è diminuito rispetto alla settimana precedente (-15,9%) e risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-80,6%).

La riserva idrica del bacino del Serio è scesa al 76,4% sotto la media e in una sola settimana si è perso il 16,3% dell’acqua. Il bacino dell’Oglio ha perso il 9,7% delle proprie acque negli ultimi sette giorni e il suo volume è sceso del 70% rispetto alla media, il lago d’Iseo è pieno solo per un quarto e il suo livello è inferiore del 21,4% rispetto ai valori minimi registrati durante il mese di aprile. Il lago che se la passa meglio è quello di Garda con una percentuale di riempimento dell’80,7% e un afflusso che grazie al contributo delle dighe del Trentino è superiore rispetto al deflusso (26 metri cubi al secondo contro 20 in uscita). Il conto dell’inverno senza pioggia rischia di presentarsi, salato, nei prossimi mesi. La cartina di tornasole è la situazione del Po sceso a livelli che non si vedevano dal 1972. Il grande fiume è rimasto all’asciutto perché non c’è neve nella zona a monte del suo bacino, ovvero il Piemonte dove sulle Alpi a marzo il manto nevoso è sceso di oltre l’80%. Campi e colture rischiano di rimanere senz’acqua già in primavera.