Como, il coprifuoco in piazza De Gasperi diventa caso politico

Le associazioni di categoria contro l'obbligo di chiusura dei locali alle 22

Locali in piazza De Gasperi

Locali in piazza De Gasperi

Como, 12 maggio 2018 - Sta diventando un caso politico la decisione di Palazzo Cernezzi di mettere la sordina ai locali di piazza De Gasperi, costretti a chiudere alle 22 per le lamentele, poi sfociate in una querela, di un vicino che si lamenta per il rumore eccessivo. "Pensare di far cessare l’attività dei pubblici esercizi in piazza De Gasperi alle 22, ma il discorso vale anche per altre zone, è una contraddizione enorme per una città che voglia avere una minima ambizione turistica – spiega Maurizio Traglio, capogruppo del centrosinistra –. Siamo di fronte a un corto circuito tra le legittime istanze di una parte di popolazione e l’altrettanto legittima esigenza di dare a specifiche zone una vocazione tesa all’accoglienza, allo svago. Stupisce il fatto che il Comune abbia semplicemente subìto la procedura che ha coinvolto anche il Tribunale di Como. Un’amministrazione ha il compito di saper trovare le misure corrette perché esigenze di parte trovino un bilanciamento e una sintesi. Manca un disegno complessivo e mancano le figure che dovrebbero sviluppare questa progettualità".

Critico anche il presidente di Confesercenti, Claudio Casartelli. "È davvero assurdo imporre agli esercenti la chiusura alle 22. Il Comune deve schierarsi e dire se vuole fare di Como una città davvero turistica. Quando si tratta di affrontare i piani di insediamento della grande distribuzione, forse perché portano introiti, le amministrazioni sono sempre benevole nei confronti del privato. Quando invece si tratta di affrontare questioni con un normale esercente, come nel caso di piazza De Gasperi, spesso non si fanno problemi a calare la mannaia".

Al lavoro per una mediazione la Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio Como. "Siamo certi che si possa arrivare a una soluzione condivisa nell’interesse non solo del turismo della città ma per la dignità della città stessa – commenta il presidente Giovanni Ciceri –. Non si vuole entrare nel merito del contenzioso ma, come regola generale, non possiamo condividere che gli uffici non consentano di ritrovarsi dopo le dieci di sera. Se è il rumore che dà fastidio, cioè il vociare delle persone, ci si domanda: se i locali sono chiusi e la gente si ritrova comunque nelle piazze si è intenzionati a evitare anche quegli assembramenti? Qualcuno ha dimenticato le nostre cause vinte contro l’Amministrazione Bruni che imponeva il coprifuoco".