Travolse e uccise un pedone, indagini chiuse: era ubriaco

Il 7 febbraio 2020 a Olgiate il 28enne Mosè Broggi investì Parvez Akhtar. Risponde di omicidio stradale aggravato da ebbrezza e omissione di soccorso

Rilievi

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Olgiate Comasco (Como) - Nel sangue, dopo l’incidente costato la vita a un passante, aveva un tasso alcolemico di 1.56, sceso a 1.51 dopo pochi minuti, quando i carabinieri hanno ripetuto l’alcoltest a Mosè Broggi, 28 anni, di Solbiate, che il 7 febbraio dello scorso anno aveva investito e ucciso Parvez Akhtar, pakistano di 65 anni. Ora il sostituto procuratore di Como Maria Vittoria Isella ha concluso le indagini e formalizzato l’accusa di omicidio stradale.

La vittima stava attraversando la strada sotto la propria abitazione, dove viveva con la moglie, in via Roma, in corrispondenza delle strisce pedonali all’incrocio tra via Martinelli e via Buonarroti, quando la Ford Fiesta guidata da Broggi lo aveva urtato e sbalzato ad alcuni metri di distanza. Ma il ventottenne non si era fermato: mentre altri prestavano i primi soccorsi ad Akhtar, Broggi si era avviato verso casa. I soccorritori del 118 avevano tentato per oltre un’ora di rianimare il pedone, mentre i carabinieri svolgevano i rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente e rintracciare l’auto dell’investitore. Ma Broggi si era poi presentato spontaneamente, accompagnato dal padre sul luogo dell’investimento poco dopo, e immediatamente sottoposto a test alcolemico, ripetuto a distanza di alcuni minuti.

Nel frattempo Akhtar, ormai agonizzante, era stato trasportato al Pronto soccorso, dove aveva smesso di vivere poco dopo l’arrivo. L’autopsia svolta dal medico legale Giovanni Scola aveva rivelato che anche la vittima aveva assunto alcol – 1,71 il tasso presente nel suo sangue – ma si trovava comunque sulle strisce pedonali, e aveva appena iniziato ad attraversare. Broggi, nell’immediatezza, era stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza e di omissione di soccorso, le stesse ipotesi contestate ancora ora a conclusione delle indagini.

Dopo due giorni, in seguito all’interrogatorio di convalida, era andato incontro agli arresti domiciliari, successivamente revocati. Durante l’interrogatorio aveva risposto alle domande, spiegato che al momento dell’incidente, avvenuto la domenica sera alle 18.30, stava tornando da un aperitivo con un amico, giustificando così la presenza nel sangue di un tasso alcolemico di 1.51, sufficiente a far scattare l’arresto obbligatorio. Aveva detto di non aver visto il pedone attraversare la strada, e di essere andato nel panico dopo aver sentito l’urto. Guidando verso casa aveva subito chiamato i genitori, chiedendo di riaccompagnarlo sul luogo dell’incidente, dove i carabinieri stavano ancora svolgendo i rilievi. Ora, assistito dal suo avvocato Ivan Colciago, dovrà decidere come proseguire nell’iter giudiziario, scegliendo tra il processo o la richiesta di applicazione della pena.