Como, un parcheggio al posto del centro migranti

Ci sono voluti tre anni in via Teodolinda ma il progetto della Locatelli diventa realtà

Il parcheggio

Il parcheggio

Como, 15 febbraio 2020  - Ci sono voluti più di tre anni e un mare di polemiche, ma alla fine la Lega il suo risultato l’ha portato a casa: l’ormai ex campo di accoglienza di via Regina Teodolinda è diventato un parcheggio. Quando l’allora segretaria cittadina Alessandra Locatelli lo prometteva erano in pochi a crederci, i barconi con i migranti andavano e venivano dal Canale di Sicilia e anche nelle vie attorno al cimitero c’era un discreto via vai di migranti. Era la primavera del 2017 e la città era nel pieno della campagna elettorale, ma dalle parti del Carroccio avevano già capito tutto lasciando agli altri il compito di affannarsi su Ticosa, paratie e cosa fare di Villa Olmo e tutte le altre eterne incompite di Como.

«Chiuderemo il campo di via Regina Teodolinda e ci faremo un parcheggio – ripetevano durante i comizi – A Como non serve una struttura del genere, l’immigrazione va governata». Sul primo punto sono stati parola fin dall’ottobre del 2018 quando il campo ha chiuso per ordine del Ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini. La seconda parte della promessa dipendeva da Palazzo Cernezzi e c’è voluto un po’ di più, ma ieri finalmente il cancelli del campo sono tornati ad aprirsi questa volta non per i migranti, ma per accogliere le auto. La notizia non è da poco a Como dove i parcheggi sono merce rara e quelli gratis poi si contano sulla punta delle dita.

«In attesa di una più completa sistemazione del comparto – spiega in una nota Palazzo Cernezzi – Saranno a disposizione 70 posti auto, principalmente a servizio dei residenti della zona e di chi si reca al cimitero, alla vicina sede universitaria o in questura». La comunicazione va un po’ migliorata: ieri solo tre auto hanno parcheggiato all’interno dell’ex-campo di accoglienza e qualcuno, nel timore di rimanere chiuso dentro con l’auto, ha anche lasciato un biglietto sul cruscotto invocando la comprensione dei vigili. All’ingresso solo una grande «P» senza indicazioni di orari o altro. Abbastanza per spingere i soliti maliziosi a sospettare che a Palazzo Cernezzi, dove tra le tante cose da fare c’è anche un nuovo dormitorio, qualcuno avesse fretta di trovare una nuova sistemazione all’ex-campo per evitare un ritorno nell’area dei profughi.

Un’ipotesi avanzata a suo tempo dall’onorevole Alessio Butti che nel settembre del 2018, non appena arrivò la notizia che il Ministero voleva chiudere la struttura, lanciò l’idea di riconvertire il centro migranti in un dormitorio. «Sarebbe stata una soluzione molto rapida ed efficace senza avere la necessità di occupare tutti gli spazi», aveva ricordato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Matteo Ferretti.